Mario Draghi, tra giustizia e green pass
Tira aria di burrasca su Matteo Salvini ed Antonio Conte. La Lega ed il M5S in questi giorni sono in balia delle onde. I due leader sono in confusione. Quasi allo sbando e non riescono a trovare la bussola. Almeno per il momento. Il loro ‘gioco’ di essere, allo stesso tempo, forza di governo e di opposizione non sta portando i frutti sperati. Anzi. Salvini e Conte stanno strizzando troppo l’occhio ai sondaggi e alle future sfide elettorali dimenticando, a volte, la necessità della quotidianità. Vogliono cavalcare l’onda del giorno nel tentativo di dimostrarsi agli elettori puri e duri ma non sanno su quale spiaggia andranno a fermarsi. Sono in balia delle onde perché non hanno idee chiare e precise da seguire e da far digerire agli elettori. Parlare di crisi di leadership oggi potrebbe essere eccessivo ma il problema c’è, è tangibile ed è sotto l’occhio di tutti.
Matteo Salvini ha il fiato sul collo di Giorgia Meloni che continua a rosicchiargli elettori ed è costretto, troppe volte, ad inseguirla su temi sensibili all’elettorato del centro destra e alla stessa Lega. Lui che si è immolato come principale sostenitore di Mario Draghi ora annaspa e si sta rendendo conto che quel nord produttivo, cuore del suo elettorato, non lo segue più sulle battaglie di ‘bandiera’. Dalla Lombardia al Vento emerge una sola richiesta: realpolitik ovvero praticità. Sono tutti in attesa dei fondi del Pnrr e sono stanchi dei soliti e futili slogan. Non siamo di fronte ad una insurrezione nei confronti del Capitano ma le voci di dissenso si fanno sentire. Matteo Salvini comprende e conosce il problema che sta emergendo nel suo nord ma il suo cruccio principale porta il nome di Giorgia Meloni e la conseguente leadership del centro destra.
Non va meglio a Giuseppe Conte, ancora in attesa di ricevere i galloni da leader del M5S e smarrito nel tentativo di dare una identità al mondo pentastellato. L’ex presidente del consiglio, azzoppato da Grillo, si trova a ‘guidare’ un partito, perché tale è diventato il Movimento, completamente allo sbando. Cerca il dialogo con il presidente del consiglio sulla giustizia ma viene sconfessato poche ore dopo da un nutrito gruppo di parlamentari di cui dovrebbe essere il leader. Il tutto giocato sempre sulla sottile linea di essere forza di governo e di opposizione, allo stresso tempo. Il dilemma di Conte combacia con quello di Salvini: tifare per il governo o ritrovare le piazze elettorali. La montagna, però, che l’ex presidente del consiglio deve scalare, rispetto all’ex ministro dell’Interno, diventa, giorno dopo giorno, sempre più alta. E la vetta non si scorge: diventa sempre più lontana alla vista perché avvolta ancora da tantissime nuvole. Chissà cosa succedere tra i 5stelle quando si dovrà votare il prossimo presidente della Repubblica.
Mario Draghi, in questo bailamme, sembra aver perso la pazienza ed ha detto ‘basta’ ai due leader: Riforma della giustizia, green pass e vaccini vanno fatti altrimenti l’Italia non riparte. E lo ha fatto nell’ultima conferenza stampa volendo vicino a sé Roberto Speranza e Marta Cartabia. Chi pensava di poterlo tirare da un lato o dall’altro ha capito negli ultimi giorni che con ‘SuperMario’, come veniva chiamato quando guidava la Bce, non si scherza. Il premier ha usato poche parole, ma precise per ammonire i leader di due partiti che sostengono la sua maggioranza e spiegare loro che indietro non si torna. Ma ha soprattutto ribadito chi ‘comanda’ ed in quale direzione si va. Matteo Salvini e Giuseppe Conte hanno ricevuto due ‘schiaffi verbali’ che nessuno immaginava potessero uscire pubblicamente, davanti a telecamere e microfoni, dalla bocca del presidente del consiglio. E sono arrivati, soprattutto, senza preavviso. Parole secche, chiare che hanno provocato due forti scossoni nella Lega e nel M5S. Salvini dopo la sua campagna contro il green pass ed il vaccino obbligatorio è corso a farsi vaccinare. Giuseppe Conte ha tentato di mettere delle pezze alle esternazioni dei suoi parlamentari che hanno tuonato contro la riforma della giustizia. Due modesti tentativi per ammorbidire il richiamo del premier che non ha portato loro tanto fortuna. In questo contesto il presidente del consiglio si è dimostrato un gigante tra i nani politici che cercano di accaparrarsi qualche voto in più. Nel vuoto politico che sta vivendo oggi l’Italia, il premier ogni giorno, provvedimento dopo provvedimento, sta dimostrando la sua caratura politica. Ascolta, valuta, media per poi prende la decisione, sicuramente a volte ‘opinabili’, ma corrisponde ad una visione che altri stentano a trovare. Lui ha le idee ben chiare, ha la bussola sempre in mano e sa dove andare. Gli altri no. Siamo di fronte ad un decisionismo che non si vedeva da tempo e di cui ha bisogno il Paese. L’ultima volta, per fare un esempio, che un presidente del consiglio italiano più che ‘alzare i toni o mostrare i muscoli’ ma ha dimostrato il proprio peso politico, nazionale ed internazionale, è stato Bettino Craxi. Ma purtroppo siamo ‘fermi’ al 1985. Poi il vuoto. Ora c’è Mario Draghi. Poi non si sa chi guiderà questo Paese da Palazzo Chigi.