Milano e Luca Bernardo, candidato sindaco del centrodestra
«Bernardo è assolutamente un candidato che può vincere e ha il sostegno convinto e incondizionato di Fratelli d’Italia». Lo ha detto la leader Giorgia Meloni durante un punto stampa a Milano con il candidato sindaco del centrodestra Luca Bernardo.
Insieme a loro il capogruppo della lista alle prossime elezioni Vittorio Feltri, il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa e gli esponenti locali del partito. Secondo Meloni «il fatto che sia un candidato assolutamente competitivo lo dimostra il nervosismo con cui la sinistra sta facendo la campagna elettorale: mistificazioni e falsità, con cui tentare di attaccare una persona che tutti sanno chi è e a cui moltissime persone di questa città hanno affidato la cosa più importante, cioè la propria vita, è una persona che sa ascoltare e che quando parla di temi sociali in una città che ha abbandonato i più fragili sta nella sua dimensione e che la nostra sfida è nelle prossime settimane farlo conoscere a più milanesi possibile».
L’onorevole Meloni è a Milano. E oltre a sentirci, oggi ha dato un bel segnale, un segnale importante», ha detto Bernardo. Il primario di pediatria ha ribadito di essere un candidato «della società civile, sintesi di tutti i partiti di coalizione.
«Io corro per vincere. Milano è in cerca di ripresa, di rilancio. Voglio però partire con una campagna di ascolto, perché la cosa peggiore è non sentirsi considerati. I milanesi hanno voglia di un cambio di passo, dopo il periodo terribile che hanno passato». All’indomani della sua investitura come candidato a sindaco di Milano per il centrodestra, Luca Bernardo, chiarisce di non essere preoccupato per il gap di notorietà che lo divide da Giuseppe Sala. «La notorietà – sottolinea – non si guadagna alzando il volume della voce. Si raggiunge ragionando sui temi. Il sociale, l’innovazione, l’economia. Potrei dirne mille».
Primario di pediatria al Fatebenefratelli e medico che si è formato anche negli Usa ed è da sempre impegnato nel social, 54 anni, sposato con Francesca e padre della 25enne Lucrezia, che è il suo «orgoglio», un cane maltese e due gatti, Bernardo, che gira in vespa e non ha la macchina e indica Madre Teresa e Ghandi come suoi riferimenti valoriali, è l’uomo intorno al quale si è sciolta un’impasse durata mesi, quel civico cercato a lungo e con non poche difficoltà. Epperò, insieme all’orgoglio civico, Bernardo chiarisce di avere piena consapevolezza del ruolo e dell’importanza dei partiti, della loro centralità nella costruzione di un nuovo futuro per Milano. In due interviste, rilasciate al Corriere della Sera e a La Stampa, più volte ripete che le scelte saranno compiute con le forze politiche, a partire dal programma che «scriveremo insieme». Il che, emerge, non significa che lui non abbia una sua precisa visione delle priorità per la città.
Si parte con periferie e sociale. Le prime, spiega, le «conosco benissimo perché vado in giro a visitare i pazienti e da 20 anni faccio attività di prevenzione, formazione e cura nelle scuole e nei quartieri». «Si può e si deve fare di più», sottolinea il candidato del centrodestra, esercitando prima di tutto quella pratica dell’ascolto maturata nella professione. «Una diagnosi di un bimbo che piange può esser fatta in maniera corretta solo se si sa ascoltare bene la mamma. Vale anche per la città, i cui bisogni vanno interpretati e capiti, dal centro alla periferia». Per il sociale al centro ci sono «i ragazzi abbandonati in dad, e le donne, parte fondante di Milano».
Di Luca Bernardo si è scritto definendolo ‘il candidato sindaco con la pistola’. Si è difeso in questo modo: «Ho il porto d’armi da difesa da più di dieci anni, come la maggior parte dei medici.
«In effetti — conferma Roberto Carlo Rossi, presidente dell’ordine dei medici di Milano — in molti hanno il porto d’armi perché purtroppo spesso assistiamo a episodi di violenza»
Lo sfidante di Beppe Sala prova ad allontanare il bollino di sceriffo.
“La pistola non l’ho mai portata in corsia in mezzo ai bambini. “Io sono entrato con l’arma in ospedale, l’ho avuta addosso, se la notte rimango in ospedale, visto che sono stato minacciato, mi è capitato di portarla, ma mai in corsia né mai succederà”.