Piacenza, due bambine infibulate: arrestato il padre
Due bambine residenti a Piacenza, figlie di una famiglia di migranti, sarebbero state infibulate durante un soggiorno nel Paese d’origine, prima di rientrare in Italia. La vicenda, che nel frattempo è finita sulle scrivanie della Procura, è stata raccontata dal quotidiano Libertà.
La denuncia è arrivata dalla madre, che ha accusato il marito, rientrato da un viaggio in Africa con le figlie.
L’uomo, secondo quanto riferito dal quotidiano locale Libertà, è stato arrestato.
Piacenza, due bambine infibulate: indagini in corso
Il padre delle due bimbe residenti a Piacenza, sottoposte alla pratica dell’infibulazione nel loro Paese d’origine, è stato arrestato dai carabinieri.
La misura di custodia cautelare era stata eseguita diverse settimane fa, il caso risale all’inizio dell’estate.
A segnalare la vicenda sono stati i medici dell’Asl di Piacenza che avevano visitato le bambine.
Procura e carabinieri, che stanno indagando, mantengono sul caso il più stretto riserbo.
Secondo le prime ricostruzioni, non si tratterebbe dei primi casi di infibulazione visti dall’inizio del 2021 dalle ginecologhe dei consultori familiari dell’Ausl di Piacenza e provincia.
Le donne che hanno subìto un’infibulazione sarebbero circa una decina.
La responsabile, la ginecologa Cristina Molinaroli, ha spiegato che le donne più esposte a questa pratica arrivano soprattutto da Egitto, Somalia, Corno d’Africa e Yemen, Guinea a Mali, sud est asiatico e ultimamente Nigeria.
Spesso sono le madri o i padri che portano le figlie nei loro Paesi con la scusa delle vacanze: le bambine ritornano con l’infibulazione, non di rado indottrinate a ritenere giusta una pratica che viene eseguita dagli 8 giorni ai 12 anni di vita.
Piacenza, due bambine infibulate: cosa prevede la legge
L’infibulazione in Italia è punita secondo la legge del 9 gennaio 2006: prevede pene fra i 4 e i 12 anni, visto che si è in presenza di lesioni gravi.
La deputata della Lega Elena Murelli, insieme alla collega di partito Laura Cavandoli, che inoltre è presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori, hanno diffuso una nota sulla vicenda.
“Il caso delle due bimbe infibulate scoperto a Piacenza è l’ennesima vicenda di soprusi sui minori stranieri in Italia per usanze tribali o precetti religiosi che nel nostro Paese non possono essere tollerati. In particolare – continuano – le mutilazioni genitali femminili sono una pratica brutale e vietata in Italia dalla legge che viene spesso aggirata praticando gli interventi nel Paese d’origine come in questo caso”.
“Quello di Piacenza non è purtroppo un caso isolato, come spesso riferiscono le autorità mediche. Quando ci indigniamo per la condizione della donna in Afghanistan, spesso ci dimentichiamo che i talebani li abbiamo da tempo anche in casa – hanno concluso – anche se non piace parlarne per non turbare il clima politicamente corretto e la narrazione multiculturalista”.