300 donne a Kabul manifestano in favore degli integralisti
“Una donna non può fare il ministro. È come se le mettessi al collo un peso che non può portare. Non è necessario che le donne facciano parte del governo, devono fare figli”. Il portavoce talebano Sayed Zekrullah Hashim risponde al giornalista di ToloNews Natiq Malikzada che gli chiede informazioni sul nuovo esecutivo afghano nel quale non sono presenti donne. E perché, insiste il giornalista ”non sono le donne rappresentanti della società?”. “Le quattro donne che protestano nelle strade non rappresentano le donne dell’Afghanistan. Le donne dell’Afghanistan sono quelle che danno figli al nostro popolo e che li educano secondo i valori dell’Islam”, dice ancora il portavoce degli studenti coranici.
In realtà nuovo corso della storia in Afghanistan raccoglie consensi visto che più di 300 donne con indosso il burqa, hanno manifestato in un anfiteatro universitario a favore del nuovo regime, la cui politica verso le donne suscita forti preoccupazioni nel mondo intero.
Hanno anche difeso il nuovo esecutivo che ha vietato le manifestazioni, salvo autorizzazione del ministero della Giustizia. Autorizzazione richiesta e ottenuta dai manifestanti dell’università, stando al responsabile delle relazioni esterne del ministero dell’Istruzione.
Esprimevano sostegno al nuovo regime talebano, la cui politica sulle donne sta causando preoccupazione in patria e all’estero. Hanno sventolato le bandiere dei nuovi padroni dell’Afghanistan mentre ascoltavano gli oratori venuti a difendere le misure del nuovo regime.
Si torna a scuola a Kabul il giorno dopo la riapertura annunciata dai talebani, ora al potere con le insegnanti donne tornate in cattedra. I talebani hanno ribadito più volte che le ragazze e le donne possono continuare a lavorare e a studiare, anche ad andare all’università, ma “in conformità con la legge della Sharia” in classi con alunni dello stesso sesso. In questa primaria di Kabul gli studenti sono tutti maschi ma la maestra è una donna.
“Finora la situazione è buona, le donne possono andare a lavorare, non ci sono problemi con le classi. Continueremo a lavorare, non ci sono preoccupazioni, c’è sicurezza”. “Dopo che hanno annunciato l’inizio della scuola, la gente è felice – dice Muhammad, insegnante – noi siamo felici che le classi dalla scuola primaria in su siano ripartite e la maggior parte delle ragazze e dei ragazzi stia venendo a scuola, così come le insegnanti donne”.
Il governo afgano si è impegnato ad essere più flessibile con le donne rispetto a quello precedente, prima dell’arrivo degli Usa. In realtà i talebani sono gli stessi di vent’anni fa, solo il loro look è cambiato», dice Tooba Lefti, 34 anni, a Daniele Raineri del Foglio. Tooba ha organizzato un piccolo movimento di protesta, scende in strada appena può insieme con altre donne e con uomini che regolarmente vengono arrestati e rinchiusi in carceri di sicurezza. Per ora le donne ci si accontenta di rispedirle a casa. Ma il giorno dopo in strada ci tornano. Le ultime disposizioni talebane vietano le manifestazioni illegali. Perché siano legali, i manifestanti devono concordarne con l’autorità il luogo, l’ora, l’oggetto della protesta e gli slogan che si intende impiegare. Traduzione: vietato manifestare. I giornalisti che documentano le manifestazioni finiscono in cella e scontano una dose di frustate. Il governo dice che le donne non devono lavorare, devono stare a casa a fare figli. Non possono praticare sport perché è esibizione del corpo. Si vietano la musica, il cinema, le arti in generale, gli affari, gli abiti tradizionali devono riprendere il posto dei pantaloni e delle camicie occidentali, l’etnia pashtun riprende le vessazioni sugli hazara, su base razziale, anzi razzista, gli sequestrano il cibo riducendoli alla fame, giungono notizie confuse e non verificabili di occasionali stermini e regolari omicidi, infuria la fervente iconoclastia contro le statue di ogni nemico degli studenti coranici. I talebani sono gli stessi di vent’anni fa, solo noialtri perseveriamo nell’illusione.
“Definirli terroristi è una stupidaggine”, dice l’ex premier ed ex ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, intervistato dal quotidiano Domani. D’Alema non nutre alcun dubbio sui ‘nuovi’ Talebani che hanno preso il potere in Afghanistan.:”I Talebani sono un movimento fondamentalista, violento e intollerabile per i comportamenti contro le donne e contro le minoranze, ma credo sia sbagliato definirli un gruppo terrorista” tant’è vero che “gli americani parlano con i Talebani ininterrottamente dal 2018″.
Riguardo all’attentato alle Torri Gemelle D’Alema chiarisce che “non fu opera dei Talebani ma di una élite araba, per lo più saudita, che era finita sulle montagne dell’Afghanistan perché lì l’avevano portata gli americani, che avevano favorito la creazione di un movimento di volontari islamici per combattere contro i sovietici”. In conclusione “la preparazione politico-militare del campo fondamentalista dunque è stata fatta dall’occidente, perché i fondamentalisti erano i principali alleati in chiave anticomunista e antisocialista araba”. D’Alema fa un’analisi accurata degli errori dell’Occidente e spiega che, dal punto di vista militare, qualche risultato è stato anche ottenuto, ma “l’idea che attraverso l’espansione della democrazia nel mondo islamico si sarebbero costruiti anticorpi in grado di debellare il fondamentalismo antioccidentale e il terrorismo” si è rivelata un fallimento. A fallire è stata soprattutto “l’idea che la democrazia si possa esportare”.
L’esportazione della democrazia in Afghanistan è stata fallimentare ma in questi venti anni la mortalità infantile in questo Paese si è notevolmente ridotta e le condizioni di vita delle donne sono notevolmente migliorate tanto che il nuovo governo talebano si trova a non poter impedire alle donne di frequentare le università.
Le donne coraggiose, per converso, restano a protestare perché non intendono rinunciare alle conquiste sociali e culturali ottenute,