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Green pass: posta la fiducia su dl in Senato. Il governo accelera

Il ministro per i rapporti con il parlamento, Federico D’Incà, ha posto in Senato la fiducia sul decreto sul green pass nel testo approvato dalla Camera. La presidente Maria Elisabetta Casellati ha convocato la Conferenza dei capigruppo per stabilire i tempi di discussione e voto.

In apertura il presidente della Commissione Affari costituzionali Dario Parrini aveva spiegato che la Commissione non ha concluso l’esame e il voto dei 103 emendamenti, e non ha quindi votato il mandato al relatore.

In aula dunque giunge il testo già approvato dalla Camera. Lello Ciampolillo (Misto) ha subito presentato una questione pregiudiziale per il non passaggio ai voti del decreto, che però è stata respinta. E’ dunque poi iniziata la discussione generale.

L’incontro, a Palazzo Chigi, sul prossimo decreto Green pass dovrebbe avvenire alle 16.30, in vista del Consiglio dei ministri di domani. 

Secondo la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, “si va verso l’obbligo del certificato verde non solo per i lavoratori del pubblico impiego ma anche per quelli del settore privato. Il governo, aggiunge, “è pronto ad accelerare sul green pass, abbiamo intrapreso una strada chiara, il Consiglio dei ministri di domani sarà sicuramente un momento importante”.  

“Sicuramente ci sarà un’estensione dell’utilizzo del Green Pass. Sulle modalità e i tempi discuteremo nelle prossime ore”, spiega il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Secondo Orlando, è necessario “calmierare i prezzi dei tamponi” ma “non è giusto che la fiscalità generale intervenga a cancellare un costo che deriva da una scelta”.  

“Ho parlato questa mattina con il ministro Giorgetti: al momento non esiste un progetto definito sull’estensione del Green Pass”, ha dichiarato Matteo Salvini. “La posizione della Lega è chiara – ha aggiunto Salvini -: siamo per la difesa della salute dei cittadini, anche sui luoghi di lavoro. Ma non si può pensare di estendere l’obbligo del Green Pass a 60 milioni di italiani”.

Con l’approvazione del nuovo decreto sul Green Pass la certificazione verde sarà estesa anche ai lavoratori delle aziende private. Ecco come funzioneranno controlli, sanzioni, tamponi e smart working.

Se, come sembra, il passaporto sarà reso obbligatorio, a fare i controlli potrebbe essere un addetto dell’azienda all’ingresso. La privacy sarebbe garantita dal fatto che l’azienda non saprebbe se la certificazione è stata ottenuta tramite vaccino, tampone negativo o superamento della malattia. I medici aziendali hanno fatto sapere, attraverso l’associazione di categoria (Anma), di non poter essere coinvolti nei controlli: sostengono infatti che, nel caso in cui un medico esprimesse una non idoneità per i lavoratori non in possesso di Green Pass, “il lavoratore interessato potrebbe adire ad un ricorso avverso il giudizio ed è facile immaginare che gli organi competenti accoglierebbero il ricorso “.

Teoricamente resta ad esempio e introdurrà l’obbligo della certificazione verde dal 27 settembre, ma consentirà comunque di proseguire il lavoro in smart working per chi lo desideri. Chi sceglierà di lavorare da casa non potrà dire di essere discriminato, perché il governo ha prorogato fino al 31 dicembre la raccomandazione di preferire il telelavoro ove possibile.

Nelle prossime ore è in programma un incontro con i sindacati, ma la via sembra tracciata: provvedimento unico e sanzioni per chi entra al lavoro per più giorni consecutivi senza il Pass.

L’Unione Europea non ha previsto regole vincolanti per tutti sulla certificazione verde, lasciando agli stati membri la decisione su come e se utilizzarla.

Nel paese transalpino sono al momento in vigore le regole più stringenti sull’utilizzo del Green Pass,  rendendolo obbligatorio per quasi tutte le attività in pubblico, all’aperto o al chiuso. Macron ha imposto l’utilizzo della certificazione verde su tutti i trasporti, al ristorante sia all’aperto che al chiuso, e a tutti gli eventi pubblici: fiere, festival, spettacoli e sport. Il Green Pass serve praticamente ovunque, anche se in Francia, ancora oggi, non è obbligatoria la mascherina. Da oggi, 15 settembre, inoltre, scatta l’obbligo di vaccinazione per tutto il personale sanitario. Per i no vax che lavorano in ospedale o nelle case di cura è prevista la sospensione dello stipendio.

Nelle settimane scorse, Merkel ha già imposto l’obbligatorietà del Green Pass per numerose attività: piscine, palestre, parrucchieri, alberghi e ristoranti solo al chiuso. Il governo federale ha inoltre deciso che le persone non vaccinate non potranno accedere ai tamponi gratuiti messi a disposizione dallo stato.

In Spagna la decisione sull’applicazione del Green Pass è stata lasciata alle singole comunidades. Ciò ha causato inizialmente una serie di decisioni in ordine sparso tra loro. Nei territori dove la certificazione verde era obbligatoria, sono stati poi i tribunali ad intervenire: in Andalusia, in Cantabria, persino alle Canarie.  Tutto ciò avviene in uno dei paesi con il più alto tasso di vaccinazione al mondo: il 75% degli spagnoli ha completato il ciclo vaccinale.

Boris Johnson ha rinunciato all’utilizzo di un Green Pass nazionale sul territorio britannico.  Entro la fine di settembre la certificazione doveva diventare obbligatoria per vivere la vita notturna – bar, ristoranti, discoteche e spettacoli – ma Downing Street ha fatto marcia indietro. Per il ministro della Sanità, Sajid Javid, a causa dell’elevato numero di vaccini somministrati non è più necessario adottare norme troppo stringenti. Anche perché, ha specificato il ministro, in altri paesi la certificazione è stata utilizzata come incentivo alla vaccinazione. In Gran Bretagna, la percentuale di vaccinazione completata è oltre l’80%.  In Scozia, però, valgono regole diverse rispetto a quelle in vigore nel resto del Regno: la premier Nicola Sturgeon ha imposto la certificazione vaccinale dal primo novembre in poi per poter accedere alle discoteche e fare altre attività collegate alla vita notturna.

Oltreoceano la situazione è molto diversa rispetto all’Europa. Oltreoceano la situazione è molto diversa rispetto all’Europa.  Anche perché la variante Delta è ancora molto diffusa, causando migliaia di contagi, e di morti, ogni giorno. Dopo una campagna vaccinale di successo nei primi sei mesi del 2021, Biden ha incontrato problemi nel convincere metà della popolazione americana a vaccinarsi. Ad oggi, i completamente vaccinati sono solo il 54%. In questi giorni la Casa Bianca ha iniziato ad adottare decisioni molto più drastiche. Con un ordine esecutivo, ad esempio, il presidente ha imposto l’obbligo vaccinale per tutti i dipendenti della gigantesca macchina federale, circa 100 milioni di lavoratori. Un altro ordine esecutivo prevede incentivi alle aziende che richiedono la certificazione vaccinale ai propri dipendenti, prevedendo tra l’altro multe fino a 14 mila dollari per quelle che non si adeguano. Passi in avanti si sono registrati anche nell’utilizzo di un Green Pass a livello locale. Ad esempio, nella città di New York  è in vigore da circa un mese l’obbligo di presentare la certificazione ‘Key to NYC’ per entrare in luoghi al chiuso come ristoranti, palestre e spettacoli.

Il paese più a sud del Continente nero ha da pochi giorni annunciato l’adozione di un Green Pass nazionale. Il Sudafrica è lo stato africano più colpito dal Covid, con oltre 80 mila morti registrati. Ora, il presidente Ramaphosa annuncia un ritorno alla vita normale,  accompagnando l’eliminazione delle restrizioni in vigore da un anno e mezzo con l’obbligo di presentare una prova della vaccinazione completata per eventi e “altri scopi”, secondo le parole del capo di stato. Maggiori dettagli sull’utilizzo del passaporto vaccinale sudafricano saranno comunicati dalle autorità entro la fine di settembre, quando gli obblighi entreranno in vigore.