Politica

Amministrative, Caporetto per il centro destra. Salvini: Vinciamo solo se andiamo uniti

Non è stato un fulmine a ciel sereno. Non è stato uno tsunami. Non è stata una Caporetto. E’ stato molto di più. E’ mancata la politica ed ha prevalso la voglia di coltivare il proprio orticello. Un uno contro uno cavalcando sondaggi, umori e finte speranze che hanno portato ad una sconfitta che tutti, illudendosi, volevano scongiurare ma, in tanti, i più intelligenti, davano per scontato. Ed è successo con la puntualità di un orologio svizzero. Il centro destra esce più che azzoppato dalle elezioni amministrative, esce dilaniato in cerca di una identità. Il primo a metterci la faccia, come dice lui, è il segretario della Lega, Matteo Salvini. Sono passati pochi minuti dopo le 17.00 ed il capitano cerca di mettere delle pezze.  Ma non ci riesce più di tanto.

“Sono abituato a metterci la faccia”, dice il leader della Lega, ma la prima colpa della sconfitta è nella “affluenza bassissima, visto che la maggioranza delle persone non ha ritenuto utile andare a votare e questo comporta una autocritica”. Poi arriva il momento di essere più chiaro e cercare di spiegare i motivi di una brutta sconfitta. “Abbiamo presentato, ad esempio a Milano e Bologna, la proposta di cambiamento troppo tardi, senza farci conoscere”, con candidati civici ‘sbagliati’ che hanno dovuto coprire le divisioni e la smania di onnipotenza tra Lega e FdI. Infatti, dice Salvini, “da me non arriverà mai una parola negativa per Bernardo, né per Michetti”. Poi sposta l’attenzione sul futuro e si rivolge ai suoi alleati. “La lezione di questa tornata è che il centrodestra unito vince, ma deve essere unito davvero, quindi ora, entro novembre, scegliamo assieme i prossimi candidati sindaci che verranno eletti l’anno prossimo”.

“L’anno prossimo vanno al voto 25 capoluoghi e città importanti da Genova a Palermo, da Monza a Lecce. Il centrodestra ha il dovere di individuare i suoi candidati il prima possibile, entro il mese di novembre per avere 5 o 6 mesi di tempo per spiegare la nostra idea di buon governo. Bisogna fare presto e insieme”. “Ci sono due ballottaggi importantissimi, Torino e Roma, dove La Lega e il centrodestra sostituiscono il M5S e lì avremo 15 giorni di tempo per un cambiamento epocale, che tale sarebbe a Torino e Roma”, continua.

Fatto sta si è delegato alla cosiddetta società civile il compito di coprire tutti i problemi e i distinguo del centro destra: li hanno buttati in un mondo più grande di loro nella speranza di risolvere i problemi senza ricevere alcun aiuto. E così a Roma, Milano e Torino, oltre ad usare il manuale Cencelli, è stato chiaro in partenza che si partiva sconfitti. Una sconfitta non dovuta ai candidati ma al modus operandi dei partiti che li hanno scelti. Hanno scaricato le loro debolezze e le rispettive manie di onnipotenza su agnelli sacrificali. Questo vale per il buon Bernardo a Milano che ha dovuto combattere contro la corazzata chiamata Beppe Sala. Stesso discorso vale per Bologna, con sconfitta sicura anche senza aspettare il risultato delle urne, ed in parte per Roma dove Meloni si è trovata, alla fine, a dover candidare il tribuno del popolo Enrico Michetti. E forse solo per la capitale il centro destra può gioire arrivando al ballottaggio. Sì, perché, in questo quadro, arrivare al ballottaggio per il centro destra diventa una grande vittoria. Sicuramente sul risultato finale hanno inciso le ultime vicende di cronaca misto alla politica con Morisi e Fidanza che hanno fatto perdere ‘credibilità’ a Lega e Fratelli d’Italia. Ma il problema resta sempre politico, per entrambi. E, ad, oggi non è un problema di poco conto.