Economia

Confcommercio, a rischio 5,3 miliardi di consumi. Possibili ripercussioni sugli acquisti di Natale

Una fiammata inflazionistica potrebbe colpire gli ultimi mesi del 2021, riducendo fortemente i consumi delle famiglie con il rischio di impattare negativamente anche sugli acquisti di Natale e di rallentare la crescita nel 2022.

L’inflazione non attesa infatti riduce, almeno nel breve periodo, il potere d’acquisto dei redditi e degli asset detenuti dalle famiglie in forma liquida, cioè non indicizzata al livello dei prezzi.

Nell’ipotesi di un aumento medio dei prezzi del 3% si perderebbero circa 2,7 miliardi di euro di consumi, che potrebbero arrivare fino a 5,3 miliardi nell’ipotesi (non tanto irrealistica) di un’inflazione al 4%. In entrambi i casi, quasi i tre quarti della perdita deriverebbero da un’immediata riduzione del potere d’acquisto del reddito disponibile, il resto dall’erosione della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida; su questa riduzione dei consumi pesa, peraltro, anche l’aumento delle spese obbligate per il rincaro dei prezzi dell’energia che si è già trasferito sulle bollette di luce e gas.

Questo è quanto emerge da una stima dell’Ufficio Studi Confcommercio sugli effetti di un rialzo dell’inflazione sui consumi delle famiglie nel quarto trimestre 2021.

“Inflazione e aumento delle spese obbligate potrebbero ridurre i consumi nei prossimi mesi, con il rischio di rallentare la crescita del Paese. Occorre, dunque, utilizzare presto e bene le risorse del Pnrr e iniziare a ridurre finalmente la pressione fiscale su famiglie e imprese, a partire dal costo del lavoro. Solo così si possono rilanciare investimenti e consumi” ha affermato Carlo Sangalli, presidente Confcommercio, commentando le stime degli effetti dell’inflazione nell’ultimo trimestre dell’anno elaborate dall’Ufficio Studi della Confederazione.