Draghi incontra i ministri su manovra e reddito di cittadinanza
Riunione ieri a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi e i ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, capo delegazione del Movimento Cinquestelle al governo per discutere della manovra e del nodo del reddito di cittadinanza, rifinanziato nella legge di bilancio, che domani dovrebbe approdare in Senato, ma oggetto di alcuni correttivi.
Presenti anche il sottosegretario Roberto Garofoli e i tecnici del ministero dell’Economia, mentre il ministro Daniele Franco era impegnato a Bruxelles. A palazzo Chigi anche il titolare della Funzione pubblica Renato Brunetta.
Secondo quanto riferito da fonti di governo, dalla riunione di Draghi con i ministri è emerso che il reddito di cittadinanza subirà una riduzione già dopo il rifiuto della prima proposta di lavoro “congrua” da parte di chi riceve l’assegno.
“Il decalage partirà dopo la prima domanda di contratto congruo rifiutata. Tutto il resto delle disposizioni già presentate nella richiesta contenuta nella legge di Bilancio come uscito dal Cdm, rimangono inalterate. Ma per noi era fondamentale che il decalage partisse dopo il primo rifiuto e non in modo automatico”. Così il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli (M5s), rispondendo a margine della presentazione del dossier contro il Prosek, in merito alla riunione a Palazzo Chigi con il premier Mario Draghi.
“Il tavolo di questa mattina – ha proseguito Patuanelli – era legato ad alcuni elementi di dettaglio di modifiche che la legge di Bilancio propone per il reddito di cittadinanza. In particolare, per noi era fondamentale che il decalage partisse da un elemento di decisione presa dal precettore e non in modo automatico, perché è chiaro che noi puntiamo a ricollocare tutte le persone che hanno accesso al reddito di cittadinanza; ma il decalage non può partire dopo tre mesi, ad esempio, e quindi questa nostra proposta è stata accolta”.
In conferenza stampa il ministro Orlando ha ribadito che il reddito di cittadinanza “è uno strumento che ha luci e ombre e come tale va valutato”. ”Mi pare che uno dei rischi che corriamo parlando di reddito di cittadinanza è farlo prescindendo dalla sua concreta attuazione. Questa analisi è la prima seria e compiuta occasione di fare una riflessione”. Così il ministro del Lavoro Andrea Orlando sulla relazione del comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza. “I numeri scontano la pandemia e il fatto che la povertà è cresciuta e la dinamica della domanda e offerta di lavoro è stata alterata – evidenzia – ma è il primo spaccato su una realtà che parte da valutazioni concrete e non da posizioni a prescindere. Non mi illudo che questo rapporto sovvertirà questo tipo di dibattito e lo riporterà sulle questioni di merito ma offre un contributo a chi vorrà farlo”.
“Il rapporto del Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza è “una base da cui il Parlamento può partire per una riflessione e per ulteriori integrazioni”, ha detto ancora Orlando, aprendo la conferenza stampa per la presentazione del rapporto della commissione, prevista – ha ricordato – dalla legge istitutiva dell’Rdc. “Il lavoro fatto dalla commissione dà uno schema, una traccia. E’ il primo spaccato che parte da una analisi della realtà”, ha detto Orlando, sottolineando che “la commissione ha agito in modo assolutamente indipendente”.
Il ministro ha anche precisato che “sostanzialmente si è consolidato il testo che era uscito dal Consiglio dei ministri” senza grandi novità rispetto alle decisioni che erano già state assunte”.
Oggi a un percettore del RdC “lavorare non conviene”, scrive il Comitato scientifico sul Reddito di cittadinanza spiegando che in presenza di un incremento di reddito da lavoro, l’80% di questo concorre alla definizione dell’importo della prestazione. Per rendere conveniente la ricerca – propone – nella determinazione del reddito per il calcolo dell’importo del RDC bisogna considerare -per chi inizia a lavorare o è già occupato, il reddito da lavoro solo per il 60%, senza limiti di tempo, ma fino a quando viene raggiunto il reddito esente da imposizione fiscale considerando al 100% la parte eccedente tale soglia.
Perché una proposta di lavoro sia congrua e quindi non rifiutabile dal punto di vista temporale basterà che il contratto superi un mese e non più tre mesi “per incoraggiare persone spesso molto distanti dal mercato del lavoro ad iniziare ad entrarvi e fare esperienza”: si legge nella proposta del Comitato scientifico sul Reddito di cittadinanza che ricorda come i settori in cui potrebbero trovare un’occupazione i beneficiari del Rdc – edilizia, turismo, ristorazione, logistica – sono spesso caratterizzati da una forte stagionalità. Nella considerazione dell’entità minima della retribuzione accettabile – si legge nella proposta – bisognerà rimodularla in base all’orario di lavoro per tenere conto anche di occupazioni part time- Per quanto riguarda l’orario di lavoro ritenuto congruo, invece di riferirsi a rapporti di lavoro a tempo pieno o con orario di lavoro non inferiore all’80% di quello dell’ultimo contratto di lavoro, stante che in molti casi questo riferimento non è possibile, fare riferimento a rapporti con orario di lavoro non inferiore all’60% dell’orario a tempo pieno previsto nei contratti collettivi di cui all’art. 51, d.lgs. n. 81/2015″. Il Comitato propone di eliminare le “severe disposizioni che, ai fini della congruità dell’offerta lavorativa, fissano, dopo la prima offerta, il distanziamento del luogo di lavoro entro 250 chilometri dal luogo di residenza, ovvero su tutto il territorio nazionale, disposizioni palesemente assurde e inutilmente punitive per lavori spesso a tempo parziale e con compensi modesti”.
Il disegno di legge di Bilancio è stato approvato formalmente dal Consiglio dei Ministri nella riunione di giovedì 28 ottobre e non si rende necessario alcun nuovo passaggio o esame in Cdm. Le disposizioni già presentate nella richiesta contenuta nella legge di Bilancio come uscito dal Cdm, rimangono inalterate.