Abbiamo perso tutti la memoria
“Salvare il Natale”. Espressione coniata dai media, che un anno fa ci accompagnava verso nuove restrizioni, sempre più dure. Rispunta in questi giorni, ma con un sapore sarcastico per sottolineare che nulla è cambiato rispetto ad un anno fa. Ma se ci sforziamo di guardare oltre i titoli dei giornali, ci accorgiamo dietro l’apparenza di un ritorno al passato, c’è una situazione del tutto nuova della quale è impossibile non accorgersene. Dal carosello settimanale( di solito il venerdì non prima di mezzanotte) dei colori, che limitavano alcune nostre libertà e/o convivialità, siamo passati a quello degli organismi dell’UE, valutatori del rischio sanitario, i quali ci dicono che l’Italia ci permette di dormire sonni tranquilli, almeno per ora. All’uopo, ci permettiamo di ricordare a coloro che hanno perso la memoria, che un anno fa eravamo a più di 70000 contagi al giorno e 700 morti. Sicché, il cosiddetto piano di salvataggio di cui parliamo sui giornali e varato dal Governo Draghi altro non è che insistere sulla strada che fin qui abbiamo percorso e che ha salvato il Paese: i vaccini, per evitare nuove chiusure e mettere al riparo una ripartenza che sta viaggiando a velocità superiore ad ogni aspettativa. Coloro i quali ad ogni costo cercano paragoni improbabili, gli suggeriamo di guardare al di là dei confini italiani, dove si susseguono misure restrittive e piani di emergenza, o addirittura copiano il nostro modello, anche se con un poco di ritardo. Mentre nelle nostre strade, nei luoghi di aggregazione sociale, sui posti di lavoro, ci siamo ripresi la vita, gli abbracci, per tanto tempo strappati e negati anche ai bambini e a persone anziane per il timore di danneggiarli. Il tutto si è tradotto in economia reale e fiducia verso il futuro. Gli indicatori economici non mentono, mi dispiace per i detrattori dell’ultim’ora, il volume degli scambi è alto, gli investimenti hanno avuto un notevole balzo in avanti, il grado di fiducia dei mercati internazionali verso l’Italia parla da solo. Ma, al di là, della crescita forte del Pil, bisogna davvero essere smemorati o ,io ritengo, in mala fede per aver dimenticato cosa abbiamo vissuto per un anno e mezzo, per sostenere che nulla è cambiato per il nostro apparato produttivo ed economico. “Salviamo il Natale” di oggi non è uguale a quello di un anno fa. Esortare a vaccinarsi non equivale all’imposizione di restrizioni. Dulcis in fundo, paragonare Draghi a Conte, una bestemmia. Nonostante gli smemorati e i detrattori, la maggioranza degli italiani si rende conto di quanta strada abbiamo percorso, della differenza tra le chiusure e le misure di prevenzione per non chiudere il Paese. Lasciamoci alle spalle l’Incubo e concorriamo tutti a mettere in salvo il Paese.
Andrea Viscardi