Matteo Renzi e magistratura: “Chi mi spiava mentre ero parlamentare, i documenti che lo provano”
Per Matteo Renzi il pm che ha indagato sull’inchiesta Open avrebbe “violato la Costituzione”. Il leader di Italia viva, convocato dalla Giunta delle immunità del Senato per un’audizione sul suo caso, ha voluto sottolineare la presunta scorrettezza del magistrato che lo indaga. Secondo il senatore, infatti, il pubblico ministero avrebbe ripetutamente violato l’articolo 68 della Costituzione “mentre io non ho violato la legge”. Articolo 68 secondo cui qualsiasi atto del procedimento penale, come le intercettazioni, deve essere prima autorizzato dalla Camera di appartenenza del parlamentare.
Nella sua audizione Renzi ha portato le “prove” di quelle violazioni, che riguardano soprattutto intercettazioni di “conversazioni o comunicazioni” o “sequestro di corrispondenza”, messe in atto senza autorizzazione. Si tratta, in particolare, di email e chat Whatsapp, tutto materiale successivo alla data della sua elezione a senatore, avvenuta a marzo del 2018. E poi c’è l’estratto conto, “acquisito dal pm di Firenze l’11 gennaio 2021”, ha fatto sapere Renzi.
I documenti messi sul tavolo dal senatore adesso saranno vagliati dalla relatrice del caso in Giunta, la senatrice azzurra Fiammetta Modena, la quale – come riporta il Giornale – “valuterà se saranno meritevoli di attenzione”, come ha detto anche il presidente Maurizio Gasparri. Che ha aggiunto: “Nei prossimi giorni entreremo nel merito delle questioni per poter decidere, entro l’anno, se promuovere il conflitto di attribuzione che poi dopo un’eventuale decisione della Giunta, deve passare per l’aula”. E l’eventuale voto del Senato per portare il caso davanti alla Corte costituzionale è proprio l’obiettivo di Renzi. Che così potrà inchiodare la magistratura su questo caso.