Nuovo Segretario generale di Montecitorio: scatta la rissa per la superpoltrona. Il retroscena di Bisignani
Mentre la politica ‘pubblica’ cerca di tessere la tela per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica nei Palazzi del potere impazza una guerra sotterranea, sconosciuta ai più ma di straordinaria importanza: la nomina del nuovo Segretario generale della Camera dei Deputati. Non si tratta, semplicemente, di un altissimo funzionario strapagato: in questo caso si parla di una figura che può fare il bello ed il cattivo tempo di qualsiasi legislatura. Perché lei o lui resta lì per sette anni mentre i parlamentari ed i ministri cambiano spesso ed il suo ruolo gli da un potere incondizionato: può incidere su tutta l’attività parlamentare, dall’ammissibilità degli emendamenti e delle interrogazioni fino alle attività dell’Ufficio di presidenza. Inoltre ‘gestisce’ una macchina amministrativa di circa 1.000 dipendenti e un bilancio di 800 milioni di euro. Non poco. Questo ruolo oggi è ricoperto da Lucia Pagano ma il suo mandato è in scadenza. Allora chi prenderà il suo posto? Luigi Bisignani in un artico pubblicato sul quotidiano Il Tempo, che di seguito si può leggere nella sua versione integrale, ci svela la lotta intestina dei partiti e le logiche del potere che ‘guidano’ la nomina del nuovo segretario generale della Camera dei Deputati.
Caro direttore, nessuna variante Covid potrà stravolgere l’elezione del Presidente della Repubblica. Anzi, per scongiurarne definitivamente il rinvio, alla Camera dei deputati è già pronto un piano logistico segreto. Tra deputati, senatori, delegati regionali, funzionari e giornalisti italiani e stranieri si creerà, infatti, un assembramento di quasi duemila persone tra Aula e Transatlantico con bivacchi che, vista l’aria che tira, potrebbero durare per decine di sedute. Già si pensa di coprire il cortile d’onore interno come avveniva cento anni fa, quando ai parlamentari un vecchio regolamento consentiva, durante l’inverno, l’uso anche di «un copricapo». E mentre i preparativi fervono, nei Palazzi del potere impazza una guerra sotterranea, sconosciuta ai più ma di straordinaria importanza: la nomina del nuovo Segretario generale, il più alto funzionario di Montecitorio che governa una macchina amministrativa di circa 1.000 dipendenti e un bilancio di 800 milioni di euro. Può mettere bocca praticamente su tutto, dall’ammissibilità degli emendamenti e delle interrogazioni fino alle attività dell’Ufficio di presidenza. È in scadenza, infatti, dopo sette anni, la carica che ricopre l’enigmatica Lucia Pagano, romana, quasi 60 anni, figlia e nipote d’arte, nominata nel gennaio 2015 dall’allora presidente della Camera Laura Boldrini, con la benedizione del re dei mandarini Ugo Zampetti, braccio destro – e anche sinistro – di Sergio Mattarella. La Super Segretaria inizialmente non era gradita, tra gli altri, all’attuale presidente Roberto Fico il quale nel 2014 appoggiò subito una norma (2-bis) proposta dalla Presidenza del tempo per evitare ogni possibilità di proroga e rinnovo al suo mandato: ora però, in perfetto stile grillino «da retromarcia», la vorrebbe abolire così da consentire alla Pagano di restare ancora in sella. Dunque anche Fico, in piena sintonia con Giuseppe Conte, è uomo dei «penultimatum», per dirla come Grillo. E proprio a «Giuseppi» va il merito di aver scatenato, anche per quella poltrona, una faida tra donne sponsorizzando la capa dell’informatica, la rampantissima Claudia Di Andrea, alla quale deve andare anche il merito non trascurabile di essere la moglie del suo amico nuorese, Giovanni Busia, piazzato da Conte all’Anac dopo l’addio di Raffaele Cantone. E così i coniugi Busia-Di Andrea diventerebbero i nuovi «assi di cuori» della Repubblica.
Tuttavia, ad ambire a succedere alla Pagano, ai blocchi ci sono anche altri cavalli di razza, ciascuno in corsa accompagnato da sponsor di primo piano: Giacomo Lasorella, oggi distaccato all’Agcom e da sempre apprezzato da un indomito leone come Ignazio La Russa e non solo da lui; Fabrizio Castaldi, area PD, che conta invece sull’appoggio incondizionato dell’assertiva Laura Boldrini, soprannominata «la papessa triste»: triste, si dice, quando presiedeva l’Aula, oggi ancor più triste per non avere i commessi intorno. Gira nel web uno spassoso video che mostra una sua zelante collaboratrice che l’esorta a sorridere per non mostrarsi, per l’appunto, così malinconica con i destini del mondo addosso. Quale possibile terzo incomodo si sta scaldando anche Costantino Rizzuto Csaky, evanescente vicario del Segretario generale e soprattutto consorte di Maria Teresa Stella, consigliera, pure lei, alla Camera. Come dire, «siamo tutti qui a Montecitorio una grande famiglia». Su tutte queste manovre, ovviamente, vigila dal Quirinale Ugo Zampetti, che sta giocando anche una partita tutta sua per restare saldamente al Colle, sperando di convincere Sergio Mattarella a cambiare idea. Ma, da grand commis navigato, sa che un «super mandarino» del suo calibro deve necessariamente avere un piano B per riuscire a rimanere tra i giardini del Quirinale e l’arenile ben curato di Castel Porziano, dove adora rifugiarsi d’estate per prendere un po’ di sole. E il suo candidato alternativo per il Quirinale, che gli garantirebbe comunque altri sette anni al Colle, l’ha già scelto assieme a Mattarella, ma potrebbe rivelarsi un «bacio della morte». Se donna, la cerebrale Marta Cartabia, in odore di Cl, che già si muove come una reginetta, oppure «er moviola» conte Paolo Gentiloni Silveri, ex addetto stampa di Francesco Rutelli, conoscitore di tutti i segreti della Margherita, miracolato da Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, oggi Commissario europeo, che proprio tra Bruxelles e Strasburgo sta tessendo la sua tela. Ultimo incontro riservatissimo quello a margine di un vertice Ue sull’agricoltura con il Ministro grillino Stefano Patuanelli, al quale pare abbia chiesto l’appoggio del Movimento 5 Stelle. E chi è il capo di gabinetto di Patuanelli? Francesco Fortuna, soprannominato simpaticamente «il bradipo» per la sua nota lentezza. E Fortuna da dove è distaccato? Dal Quirinale sotto Zampetti. Come dire, visto che va di moda: economia circolare, per la sostenibilità familiare.