‘Tavola tavola, chiodo chiodo…, al Teatro Vascello di Roma fino al 5 dicembre
‘Tavola tavola, chiodo chiodo…ì, al Teatro Vascello di Roma fino al 5 dicembre
martedì – mercoledì – giovedì – venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
un progetto di Lino Musella e Tommaso De Filippo
tratto da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo
uno spettacolo di e con Lino Musella
musiche dal vivo Marco Vidino
scena Paola Castrignanò
disegno luci Pietro Sperduti
suono Marco D’Ambrosio
ricerca storica Maria Procino
collaborazione alla drammaturgia Antonio Piccolo
assistente alla regia Melissa Di Genova
costumi Sara Marino
fotografie Mario Spada
produzione Elledieffe, Teatro di Napoli-Teatro Nazionale
Una interminabile ed entusiastica standing ovation è esplosa a conclusione di quasi due ore di monologo di Lino Musella che ha manifestato una composta commozione di fronte a tanta partecipazione di pubblico.
Lino Musella, che è un autentico talento della scena, tra i più apprezzati della sua generazione, vincitore, tra l’altro, nel 2019 del Premio Ubu, come migliore attore, ha sostenuto con passionalità la recitazione evocando e rivivendo il suo rapporto sia col teatro, che con la figura di Eduardo De Filippo.
Tavola tavola, chiodo chiodo sono le parole incise su una lapide del palcoscenico del San Ferdinando, a Napoli. Eduardo fece erigere quella lapide dedicandola a Peppino Mercurio, il suo macchinista per una vita, che tavola dopo tavola, appunto, era stato il costruttore di quello stesso palcoscenico, distrutto dai bombardamenti nel ’43 ed in scena, l’incedere attento dell’attore per evitare di cadere per le assi sconnesse, ci evoca i tempi difficili di una generazione nata tra le macerie del grande Teatro, ma che ha scelto di tentare di mettere in piedi, pezzo dopo pezzo, tavola dopo tavola, chiodo dopo chiodo una possibilità per il futuro.
“In questo tempo mi è capitato, scrive Musella nelle sue note, di rifugiarmi nelle parole dei grandi: poeti, scrittori, drammaturghi, filosofi, per cercare conforto, ispirazione o addirittura per trovare, in quelle stesse parole scritte in passato, risposte a un presente che oggi possiamo definire senza dubbio più presente che mai; è nato così in me il desiderio di riscoprire l’Eduardo capocomico e – mano mano – ne è venuto fuori un ritratto d’artista non solo legato al talento e alla bellezza delle sue opere, ma piuttosto alle sue battaglie donchisciottesche condotte instancabilmente tra poche vittorie e molti fallimenti”.
Sostenuto nella ricerca delle memorie di Eduardo, da Tommaso De Filippo – impegnato nella cura dell’eredità culturale della famiglia, Musella dà dunque voce e corpo alle parole delle lettere indirizzate alle Istituzioni, al discorso al Senato, agli appunti, ai carteggi relativi all’impresa estenuante per la costruzione e il mantenimento del Teatro San Ferdinando.
Numerosi sono gli interventi e le riflessioni sul teatro, sul mondo della cultura e sull’impegno, sempre al di sotto delle necessità, da parte delle istituzioni che dovrebbero avere il compito di sostenere le forme della cultura.
Toni amareggiati, considerazioni di carattere filosofico o semplicemente espressioni sconsolate si ritrovano anche nell’amara ironia di quando per telefono il ministro di turno ha difficoltà a capire o voler capire il significato di impegno quinquennale , storpiando il termine che gli dovrà essere tradotto e sottolineato in “durata di cinque anni” e poi le parole sulla tormentata relazione col fratello Peppino e quelle di apprezzamento di Pirandello, sono il distillato di un susseguirsi di lettere, appunti, telefonate abilmente sequenziate per ridefinire il ritratto dell’artista se non al di fuori delle scene almeno posto a latere di esse.
Tavola tavola, chiodo chiodo… rappresenta soprattutto un Edoardo impegnato costantemente a “fare muro” per smuovere la politica e le Istituzioni e ne esce spesso perdente, in analogia con quanto succederà a molti teatranti in questo tempo odierno.
Ma poi, Edoardo totalmente perdente non lo è stato, riconoscimenti la storia gliene ha tributati sia a livello artistico, che civile e sociale, anche con la nomina a senatore a vita.
Edoardo, lui che ha sempre vissuto il teatro come impegno civile, si occuperà di carceri minorili e proprio al Senato, nel 1982, racconterà la sua esperienza che ebbe con l’Istituto Filangieri di Napoli,dove i ragazzi di 11, 12 e 13 anni erano le vere vittime di una società carente nei riguardi della gioventù.
Unica voce recitante, in questo spettacolo è quella di Musella che si è mosso in una scenografia scarna, in un ambiente dal nero profondo con una scrivania mobile e un asse, inchiodato proprio in scena, (tavola e chiodi) a sostegno di un illuminatore ed un telefono.
L’attore è stato accompagnato da l maestro Marco Vidino che ha eseguito mirabilmente con la chitarra, dal vivo, musiche originali appositamente composte per lo spettacolo.
Roberto Cavallini