Opinioni

Cancellare la parola ‘Natale’ non è una semplice polemica mediatica ma un segnale inquietante ed inequivocabile

Un documento interno all’Unione Europea, trapelato ma poi ritirato avrebbe voluto evitare che si usasse la parola ‘Natale’ per le prossime festività, per non creare discriminazioni rispetto a coloro che , non cristiani, non celebrano la festività. Grottesco! Paradossale! Inquietante! Inequivocabile! La malcelata volontà di uniformare ogni cosa in nome di un relativismo privo di tradizione e identità. Quello che è avvenuto nei giorni scorsi non è una semplice polemica mediatica, ma nasconde qualcosa di inquietante e inequivocabile. Le linee guida della Commissione europea per la comunicazione inclusiva, fatte circolare nei giorni scorsi, invitavano a ricordare che non tutti sono cristiani e non tutti celebrano le nostre festività, e non tutti le celebrano nella stessa data, quindi si raccomandava di non usare la parola ‘Natale’ che avrebbe potuto provocare risentimenti altrui. Al putiferio che si è ingenerato, la Commissione europea all’Eguaglianza, ha risposto con il ritiro del documento, motivando che non era ancora maturo negli intenti, quindi andava approfondito. Che il documento non sia maturo, per la Commissione significa che il contenuto è giusto, ma va cambiata la forma. Vuol dire che il percorso che prevede la cancellazione delle identità culturali e religiose è ormai segnato, perché esse sono viste come un inciampo rispetto ad un’omologazione del pensiero in ogni suo aspetto. In queste linee guida dovrebbero essere cancellati anche nomi come Maria, Giovanni, Anna, che sono propri della religione cristiana. Uno tsunami laicista e ateo, inteso nel senso più deteriore del termine, tale da non concedere alcuna via d’uscita alla speranza religiosa, né nei linguaggi, né nei nomi propri. Della Capanna di Betlemme raffigurante la Natività non deve restare nulla. Davanti ad un frasario volgare e privo di ogni contenuto identitario, la fuga di notizie dalla Commissione per la Comunicazione inclusiva, è stata una fuga in avanti rispetto ad un cammino già tracciato. Dobbiamo argomentare che la normalità passa da qui? Dal linguaggio? Dalle metafore? Dalla presunzione di una umanità che pensa di salvare il Natale con un green pass?. No! Dobbiamo, invece, ritenere che hanno dimenticato ciò che un tempo era il Natale, ciò che la Natività rappresentava per tutti, cristiani e non: la salvezza dell’uomo da se stesso. Una umanità incapace, dai tempi di Adamo ed Eva, di rispondere alle domande più profonde, ma che ora le ritiene superflue o addirittura inutili. Ma al Vecchio Continente, la Grande Europa che fu, che vede l’identità come un sacrilegio, tutto questo lo ritiene poco interessante.

Andrea Viscardi