Politica

Quirinale: incognita Giuliano Amato

Partiti mai così distanti sulla corsa al Colle a bloccare le possibili intese sul Quirinale resta la candidatura di Silvio Berlusconi, che va levata dal tavolo, per il Pd, come pre-requisito per iniziare a parlarsi, proprio mentre Matteo Salvini tenta di riprendersi la scena e rilancia un tavolo con tutti i leader, per trovare il successore di Mattarella.

Se il Cavaliere scioglierà la riserva e sarà ufficialmente in campo – e al momento non ci sarebbero segnali contrari, anzi, si registrerebbe un iper attivismo dell’ex premier – la Lega lo sosterrà compatta.

Praticamente impossibile, però immaginare che una convergenza ampia possa avvenire sul nome di Berlusconi, indigesto al centrosinistra.

Va premesso che il proposito di eleggere il Presidente alla prima votazione, o nelle prime tre (con il quorum alto di due terzi, 673 voti) diventa sempre più utopistico. Mario Draghi, verosimilmente, non sarà della partita visto che viene ritenuto indispensabile a palazzo Chigi per continuare a guidare il Paese in piena emergenza Covid e con tutta la complessità della gestione del Piano di resistenza e resilienza.

Ma c’è una novità importante di cui si parla in queste ore e che grazie anche ad una congiunzione temporale favorevole, sembrerebbe in grado di risolvere il rebus. Sul nome di Giuliano Amato. Che il 28 gennaio verrà eletto presidente della Corte Costituzionale. Pronto per essere eletto, da presidente della Consulta e nuovo Capo dello Stato.

Sul nome di Amato potrebbe determinarsi una maggioranza larga perché si tratterebbe di un’altissima figura di garanzia con un gigantesco curriculum politico alle spalle, un uomo proveniente dal mondo riformista e di centrosinistra ma da molti anni certo non un “militante”: una figura che dunque non avrebbe dunque alcuna difficoltà  a ‘spogliarsi di ogni precedente appartenenza’, come ha chiesto Mattarella nel suo discorso di fine anno.