Draghi a Palazzo Chigi
Il presidente del Consiglio è riuscito a introdurre una serie di norme per arginare l’ondata spaventosa di Omicron, la quale è piombata come un tornado senza peraltro che Delta fosse stata debellata.
Il governo ha varato un decreto che contiene una misura ‘tosta’, l’obbligo vaccinale per tutti gli over 50 e politicamente ricompone le divisioni nella maggioranza. Anche i Cinquestelle, che avevano alzato le barricate, hanno dovuto abbassarle.
Bisogna valutare le scelte del governo con un occhio politico, c’è da segnalare una piena ripresa di leadership del presidente del Consiglio che alla fine ha fatto passare una misura dura che, pur non essendo quell’obbligo di vaccinazione generalizzato chiesto da Pd, Italia viva, LeU e Forza Italia, costituisce comunque una risposta che apre una nuova fase della battaglia contro il Covid: mai si era giunti a un decreto con una misura così netta.
L’altra mediazione di Draghi è stata sull’obbligo del green pass (basterà anche solo il tampone negativo) per i lavoratori e per accedere ai servizi pubblici, o per andare in banca, dal parrucchiere, al centro commerciale. Su questo la Lega aveva puntato i piedi: dunque niente Super green pass (cioè la certificazione della vaccinazione o della guarigione) per lavorare, vanno bene anche i tamponi.
La somma delle due misure è vicinissima ad un obbligo vaccinale di fatto. Il massimo che si poteva fare
Ovviamente immaginare un governo Draghi senza Draghi è una presa in giro visto che mancherebbe il pivot d’eccellenza.
Rafforzare Draghi è la scelta più ragionevole. Dovrebbe essere questa la posizione dei tre partiti che mercoledì sera in Consiglio dei ministri sono stati dalla parte di Draghi e delle misure adottate: Pd, Italia viva, Forza Italia e LeU.
Parliamo di uno ‘zoccolo duro’, in altre parole di un ‘campo draghiano’ che esiste e deve esistere anche in vista delle elezioni.