Politica

Quirinale, spunta il nome di Franco Frattini

In un precedente articolo del nostro giornale abbiamo già scritto che Goldman Sachs pensa che l’elezione di Mario Draghi a Presidente della Repubblica, e quindi la necessità di trovare un nuovo Presidente del Consiglio, comporterebbe un ritardo nell’attuazione del Recovery Fund e delle relative riforme, e che quindi le elezioni presidenziali potrebbero avere importanti implicazioni di mercato. ‘Inoltre, nell’improbabile eventualità che la presidenza di Draghi inneschi elezioni generali anticipate, se i partiti non sono in grado di raggiungere un compromesso su un nuovo governo, la continuità politica sarebbe gravemente compromessa, causando ritardi importanti sull’impegno dell’Italia nel Recovery Fund’, si legge in una nota della banca statunitense.

Nella nota  viene sottolineato che l’Italia ha previsto di beneficiare di ingenti esborsi dell’UE nel 2022, ma l’assorbimento effettivo e l’impulso fiscale dipenderanno dalla sua capacità di realizzare le riforme promesse e gli investimenti pianificati. ‘Eventuali ritardi nell’attuazione a seguito delle dimissioni di Draghi da Presidente del consiglio potrebbero ridurre l’assorbimento effettivo delle sovvenzioni del Recovery Fund tra il 50% e il 75%, diminuendo l’impulso fiscale alla crescita del PIL di 0,1 punti percentuali nel 2022 e 0,35 punti percentuali nel 2023 , e fino a 0,15 pp e 0,55 pp in caso di elezioni anticipate’, è l’analisi di Goldman Sachs, come riporta Teleborsa.

‘L’appuntamento con l’elezione del Capo dello Stato è sempre problematico per il centrodestra’  afferma Guido Crosetto che, in un’intervista a Libero, spiega anche il perché: ‘È un appuntamento che è stato sottovalutato e che è sempre problematico per il centrodestra’.

Un centrodestra che non riesce mai a mettere in campo un candidato senza che da sinistra parta la contraerea comunicativa, attaccando etichette e riesumando stereotipi: vanno a ripescare frasi dette vent’anni prima in tutt’ altri contesti, con una capacità di sputtanamento magistrale. Un po’ come usa negli Usa, solo che qui da noi lo fanno solo i progressisti.

Certo, la destra potrebbe ricambiare gli avversari con la stessa moneta ma – avverte Crosetto – ‘ha una capacità di fuoco ridotta, visto che la sinistra è radicata in tutti i gangli vitali del Paese. Tribunali, scuola, alta burocrazia, dirigenti pubblici, cultura, comunicazione: l’85% della classe dirigente nazionale è composta da gente nella sfera della sinistra. Migliaia di persone’.

Se il centrodestra – dice ancora – questa volta che parte da 450 grandi elettori, si facesse marginalizzare nell’elezione del PdR, si suiciderebbe. Farebbe passare a molti la voglia di votarlo. Berlusconi al Quirinale Crosetto o vedrebbe benissimo. ‘Berlusconi al Quirinale alla fin fine non sarebbe un pericolo per lo status quo euroburocratico, ma sarebbe dirompente in termini positivi su alcuni fronti. E poi sarebbe divertentissimo’.

Non manca il nome di Franco Frattini nei probabili nomi proposti dal centrodestra come futuro Presidente della Repubblica.

Il nome dell’attuale presidente aggiunto del Consiglio di Stato fa da tempo capolino nei conciliaboli in corso sul Quirinale. E molti assicurano che abbia il profilo perfetto per aspirare a succedere a Mattarella. E non sbagliano. Più volte ministro del centrodestra, Frattini non è mai risultato urticante per il centrosinistra. Neanche quando s’intestò la legge sul conflitto d’interesse berlusconiano. Allievo di Giuliano Amato, Frattini esibisce un profilo istituzionale accompagnato ad un’ottima rete di relazioni, anche in campo internazionale. Potrebbe essere lui il nome intorno al quale si potrebbe creare una convergenza non solo con Italia Viva ma anche con il Movimento Cinque Stelle. ‘Frattini ha dalla sua un lavoro di cucitura di mondi durato anni. Pur avendo sempre fatto parte di governi di centrodestra, al Consiglio di Stato si è fatto notare per sentenze che – ad esempio – hanno dato ragione ai ‘passeurs’ che aiutano gli immigrati al confine e sono perseguiti, ingiustamente, dalla legge’, scrive il quotidiano di Torino. Da quando Di Maio è alla Farnesina, lo ha incontrato almeno ogni due mesi.

A Meloni e Salvini non dispiacerebbe lanciarlo nella mischia per il Colle.

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