Politica

Giustizia: Il governo approva all’unanimità la riforma del Csm

Via libera dal consiglio dei ministri alla riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell’ordinamento giudiziario. Il provvedimento è stato approvato all’unanimità anche se non sono mancati i distinguo tra i partiti che sostengono il governo di Mario Draghi. L’esecutivo ha posto un freno alle porte girevoli per i giudici ed i pm mentre si ricoprono incarichi elettivi. Secondo le indiscrezioni circolate in mattinata la bozza della riforma prevede che i magistrati ordinari,amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali. La loro destinazione sarà individuata dai rispettivi organi di autogoverno. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.

Resta la possibilità di assumere altri incarichi fuori ruolo presso altre amministrazioni e di assumere funzioni non giurisdizionali presso le sezioni consultive del Consiglio di Stato, le sezioni di controllo della Corte dei Conti e l’Ufficio del Massimario della Corte di cassazione.

L’elezione del nuovo Csm, secondo le prime indiscrezioni, dovrebbe avvenire con un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti del Csm, ma che prevede anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale. Non sono previste liste, ma candidature individuali. I componenti del Consiglio Superiore della Magistratura tornano a 30: 20 togati e 10 laici. Nel sistema elettorale misto dovrebbe essere previsto anche il sorteggio. Servirà ad assicurare che in ogni collegio binominale sia raggiunto il minimo previsto di 6 candidati e per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato.