Putin e pagamento del gas in rubli
Putin ha ordinato che le nazioni ostili dovranno pagare il gas in rubli. La Banca centrale russa dovrà studiare il meccanismo per consentire le transazioni entro una settimana. L’impatto della dichiarazione è stato immediato: i future europei sul gas sono aumentati del 34% (per poi calare leggermente) e il rublo, che era in caduta libera dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, si è rafforzato su dollaro ed euro.
La Russia vuole che il gas le sia pagato in rubli per due motivi. Il primo è frenare la caduta della moneta russa. Un euro il 24 febbraio (giorno in cui è scattata l’offensiva) valeva 95 rubli. Il 7 marzo ha toccato i 148 e oggi, dopo il rimbalzo causato dalle dichiarazioni di Putin si è attestato a 108. Un percorso simile a quello del dollaro, che il 24 febbraio veniva scambiato per 85 rubli; il 7 marzo 139 e oggi ne vale 98. Chiedere pagamenti in rubli per una delle risorse ancora oggi più esportate (la sola Gazprom nelle ultime due settimane ha venduto 384 milioni di metri cubi al giorno all’Europa) ovviamente ha lo scopo di sostenere la moneta nazionale.
L’altra motivazione è che così facendo, il costo del gas si è immediatamente alzato e continuerà a farlo. Putin di fatto vuole controllare i prezzi. Questo significa maggiori profitti e quindi più mezzi per sostenere lo sforzo bellico e fare fronte alle sanzioni occidentali. Il premier Mario Draghi ha detto che il solo annuncio di Putin ha provocato un aumento di 15 euro a al Megawatt ora.
Anche il gigante del gas russo dovrà modificare tutti i contratti in essere. Un’operazione non semplice. Tanto per avere un’idea, il 58% delle esportazioni nel terzo trimestre dell’anno scorso effettuate da Gazprom sono avvenute in euro e il 39% in dollari. La società si è rifiutata di commentare se i contratti a lungo termine già stipulati permettano di modificare la valuta di pagamento in rubli.
Ovviamente il dibattito sulla possibilità che la decisione di Putin rappresenti di fatto una rottura delle clausole contrattuali è molto acceso. “Pagare in rubli viola gli accordi in essere”, ha detto una fonte del governo polacco alla Reuters. Varsavia ha anche fatto sapere che non ha alcuna intenzione di firmare nuovi contratti con Gazprom, quando l’accordo in essere scadrà alla fine dell’anno.
Da Berlino è arrivato subito un secco no alla richiesta di Putin. La pretesa di ricevere pagamenti del gas in rubli rappresenta una «violazione del contratto», ha spiegato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck. «Ora discuteremo con i nostri partner europei su come reagire», ha aggiunto. La Germania importa il 55% del suo fabbisogno di gas naturale dalla Russia.
La minaccia arrivata dalle parole di Alexei Paramonov, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, parte dalle sanzioni applicate contro Mosca per la sua invasione dell’Ucraina.
Alexey Paramonov, capo del dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, ha accusato l’Italia di essere vittima di “isteria anti-russa“, nei commenti all’agenzia statale Ria Novosti.
Ha detto che sperava che il voto del ministro delle finanze francese Bruno Le Maire all’inizio di questo mese di “fare una guerra economica e finanziaria totale alla Russia” non “troverebbe seguaci in Italia e provochi una serie di conseguenze irreversibili appropriate”.
Paramonov ha affermato che la Russia ha fornito “un’assistenza significativa” all’Italia durante la prima ondata di pandemia di coronavirus nel 2020, su richiesta del ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini.
Roma e i suoi partner “continuerebbero a esercitare ogni pressione” per fermare l’invasione russa dell’Ucraina.
Le sanzioni contro la Russia stanno creando dei problemi a Mosca e di conseguenza i Russi cercano di destabilizzare i paesi occidentali, attraverso una manovra che mira a creare tensioni all’interno delle forze politiche.
L’Italia è sicuramente in una posizione più debole avendo necessità delle forniture di gas da Mosca, e pertanto è un bersaglio più semplice da convincere. E’ chiaro che affermato da Paramonov si riferiva a controrisposte di natura economica e a taglio forniture di gas e altro. Chi leggeva diversità in queste minacce era in errore visto che le stesse non erano di natura bellica. Accadrà anche in campo economico quello che è accaduto con le opere d’arte delle quali è stata chiesta repentina restituzione.
La Commissione Europea si prepara a creare una Task Force Ue per l’acquisto congiunto di gas a livello Ue, come è successo per i vaccini anti-Covid. Assemblando il potere d’acquisto degli Stati membri, la Task Force faciliterà gli acquisti di gas sul mercato internazionale, per accelerare lo sganciamento dal gas russo, dal quale l’Ue resta molto dipendente.
La Task Force verrebbe supportata dagli Stati membri in un comitato direttivo: un team di negoziatori guidato dalla Commissione tratterà con i fornitori di gas, guardando anche “oltre” il gas naturale e il gas naturale liquefatto (Lng). Per la Commissione, la Task Force sarà “ispirata” dall’esperienza della pandemia di Covid-19, durante la quale un’azione paneuropea è stata “cruciale” per garantire sufficienti forniture di vaccini ai Paesi europeir.
Nel 2020 l’Ue ha consumato 399,6 miliardi di metri cubi di gas: il principale consumatore è la Germania, con 91,2 mld di mc, seguita dall’Italia con 71,3 mld di mc, dall’Olanda con 44, dalla Francia con 39,5 e dalla Spagna con 32,1.
La Commissione Europea intanto ha deciso di abbassare l’obiettivo di riempimento minimo delle scorte di gas nell’Ue nel 2022, dal 90% entro il primo ottobre inizialmente previsto all’80% entro il primo novembre, per dare agli Stati membri una certa “flessibilità”, alla luce dei prezzi del gas che sono attualmente “molto elevati”, come ha spiegato il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, in conferenza stampa a Bruxelles.
“Ci sono state alcune discussioni sul livello delle scorte – ha detto- sono in gioco due questioni: dobbiamo assicurare un certo livello di riempimento delle scorte” prima dell’inverno, “ma dobbiamo riconoscere che siamo in una situazione in cui i prezzi del gas sono molto alti, quindi serve anche flessibilità per riempire le scorte a prezzi che ci si può permettere”. Comunque, “nulla impedisce agli Stati di andare oltre” l’80% previsto dalla proposta legislativa.
“Il Consiglio europeo si confronterà anche sull’aumento dei prezzi dell’energia. Dopo i picchi raggiunti due settimane fa, i prezzi del gas e dell’energia elettrica sono scesi nuovamente. Il prezzo spot del gas sul mercato europeo oggi è dimezzato rispetto alle punte di circa 200€/MWh raggiunte l’8 marzo. Sono però prezzi ancora molto alti rispetto ai livelli storici, più di 5 volte quelli di un anno fa”, ha detto il premier Mario Draghi.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz non vede alcuna possibilità a breve termine di fare a meno delle forniture energetiche dalla Russia: la Germania vuole porre fine alla sua dipendenza da petrolio, gas e carbone dalla Russia a lungo termine, ha detto Scholz nel corso del dibattito generale sul bilancio della Cancelleria. “Ma farlo da un giorno all’altro significherebbe far precipitare il nostro paese e tutta l’Europa in recessione”, ha avvertito.
“Centinaia di migliaia di posti di lavoro sarebbero a rischio. Interi rami dell’industria sarebbero in bilico”. Anche ora – ha aggiunto il cancelliere, secondo quanto riporta la Bild – le sanzioni imposte a causa della guerra di aggressione russa stanno colpendo duramente anche i cittadini della Germania – e non solo sotto forma di alti prezzi del carburante. Scholz ha quindi ha sottolineato il principio per cui “le sanzioni non devono colpire gli Stati europei più duramente della leadership russa”.