M5S: Congelata espulsione di Di Maio. Conte: Forte Rammarico. Il Ministro: Odio contro di me
Luigi Di Maio resta, per ora, nel M5S. Il consiglio nazionale del Movimento riunitosi per discutere delle critiche del ministro degli Esteri al no all’invio delle armi in Ucraina ha deciso di non decidere. L’espulsione dai 5S dell’ex capo politico è stata rinviata e per ora congelata. Nel vertice, durato oltre quattro ore, è stata ribadita la linea sulla risoluzione che dovrà essere votata al Senato domani, in concomitanza con le comunicazioni del premier Mario Draghi prima di partire per Bruxelles. “Ribadiremo la linea espressa nel Consiglio nazionale precedente sul tema del conflitto in Ucraina, ovvero l’aderenza dell’Italia alla Nato e alla Ue. Sottolineeremo il nostro stupore per come Di Maio abbia utilizzato il tema della sicurezza nazionale e della collocazione internazionale dell’Italia per un suo gioco politico”, fanno trapelare dal Consiglio nazionale. L’ex premier avrebbe espresso “forte rammarico” per le accuse del ministro degli Esteri contro il proprio partito. Accuse che il ministro da giorni ha reinviato ai mittenti.
“Da Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana ho ribadito e continuerò a ribadire che l’Italia non può permettersi di prendere posizioni contrarie ai valori Euro-Atlantici. Valori di democrazia, di libertà, di rispetto della persona e di difesa degli Stati”. “Tutti cerchiamo e vogliamo la pace. Intanto, però, Putin sta continuando a bombardare l’Ucraina, ignorando la richiesta della comunità internazionale di sedersi a un tavolo per i negoziati. Intanto l’esercito russo continua a uccidere civili innocenti e blocca i porti e l’export del grano, rischiando di causare una ulteriore guerra che, a sua volta, potrebbe generare l’aumento di nuovi flussi migratori incontrollati, anche verso il nostro Paese”. “Nel frattempo – spiega Di Maio in una nota – dobbiamo rimanere uniti per vincere in Ue la battaglia sul tetto massimo al prezzo del gas, per contrastare le speculazioni e tutelare famiglie e imprese italiane”.
“Davanti a uno scenario del genere, i dirigenti della prima forza politica in Parlamento, invece di fare autocritica, decidono di fare due cose: attaccare, con odio e livore, il Ministro degli Esteri e portare avanti posizioni che mettono in difficoltà il Governo in sede Ue. Un atteggiamento poco maturo che tende a creare tensioni e instabilità all’interno del Governo. Un fatto molto grave”.