Elezioni 2022. Renzi: Italia Viva al 5%. Patto Letta-Calenda tradisce agenda Draghi
Italia Viva non si accontenta del3% ma vuole arrivare al 5%. Lo ‘chiede’ nella sue e-news Matteo Renzi che critica il patto elettorale siglato tra Letta e Calenda. “Dopo quello che è successo ieri, con l’incredibile accordo tra Letta, Calenda, Di Maio e Fratoianni, la nostra campagna elettorale è una campagna di libertà, di dignità, di coerenza. Come sapete, la nostra vittoria è a portata di mano: ci basta il 3% per entrare in Parlamento e giocare lo stesso ruolo, decisivo, della scorsa legislatura. Col 3% abbiamo portato Draghi, ci riproveremo. Ma non mi basta, non ci basta: vogliamo il 5%”. Per l’ex premier questa sarà una “campagna elettorale più assurda e contemporaneamente più esaltante degli ultimi anni”. Sul leader di Azione, fresco del patto elettorale con il Pd, scrive. “Calenda poteva costruire un polo riformista che puntasse al 10%. Ha preferito trattare una percentuale di posti sicuri con il PD. C’era una possibilità storica di mandare il terzo polo in doppia cifra: Calenda ha preferito giocare un’altra partita alleandosi con chi ha votato contro Draghi e con Di Maio. Rispetto questa scelta, ma non la condivido”. Al segretario Dem lancia stoccate sulla politica internazionale dell’Italia. “Mentre ieri Letta e Calenda erano in conferenza stampa alla Camera, nell’aula di Montecitorio Nicola Fratoianni votava contro l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato. Spiace dirlo, spiace davvero: ma l’alleanza di centrosinistra è divisa anche su questo. E Giorgia Meloni ha votato a favore, mentre gli alleati di Letta hanno votato contro. Prima di parlare di collocazione internazionale, il PD dovrebbe chiarirsi le idee a casa propria”. Ricorda che chi vota Azione voterà anche “i fuggiaschi di Forza Italia” e “i nostalgici del comunismo”. “Chi voleva votare Azione, si ritroverà a votare anche per Rifondazione”, attacca Renzi. Per l’ex premier così non si sconfigge la destra ma con le idee. E spiega che “se vogliamo vincere contro la destra, non possiamo iniziare proponendo di aumentare le tasse o addirittura istituire una nuova tassa, come ha fatto Letta aprendo la campagna elettorale. Il mio scontro con Letta non nasce dallo “stai sereno”, ma dal fatto che, nell’ottobre 2013, lui aumentò l’IVA. Per me il PD non poteva essere il partito delle tasse. E invece, da quando siamo andati via noi, siamo tornati alle vecchie idee”, chiosa Renzi. Insomma lui guarda al centro e dice di aver rifiutato il ‘diritto di tribuna’ proposto da Letta come, invece, ha fatto Luigi Di Maio. “Io non mi faccio adesso candidare da quel partito per salvare una poltrona. Le idee valgono più dei posti: mi chiamo Matteo Renzi, io, non Luigi Di Maio. Meglio rischiare di perdere il seggio che avere la certezza di perdere la faccia”. Anche perché avrebbe dalla sua parte delusi del Pd, delusi di Azione e delusi della destra che hanno mandato a casa Mario Draghi.