Qatargate corruzione e Italia
Era il luglio del 1981 quando Enrico Berlinguer, allora segretario del PCI, disse che i partiti erano diventati macchine di potere e di clientele, sollevando la questione morale. Nel 1992 Tangentopoli tentò di risolvere la questione morale per via giudiziaria, ma come tutti abbiamo potuto constatare non ha funzionato, anzi ha prodotto un nuovo potere, quello rappresentato da una parte della magistratura che in uno ad alcuni partiti e parte della stampa, ha creato un modello giustizialista/giacobino, che ha fatto ancora più disastri e alimentato ancor di più la corruzione. Oggi lo scandalo all’Europarlamento ha resuscitato le vecchie mazzette, montagne di banconote sono state sequestrate e siamo solo all’inizio di una triste storia. Qualcuno dirà che l’animo umano è debole e come tale esposto agli errori e alle tentazioni; quando poi la corruzione si consuma ai danni dello Stato, entità astratta e invisibile agli sguardi, e come il nostro in crisi di autorità e di fiducia popolare, essa diventa quasi la normalità. Nessuno sembra sentirsi in colpa, allora paradossalmente sorge la domanda:” perché i politici dovrebbero costituire un’eccezione? Loro sono uomini e non eroi. Forse i nostri politici eccedono nell’arte dell’arricchirsi in modo illecito. E lo scandalo dell’Europarlamento che all’inizio sembrava coinvolgere in modo generico il nostro Paese, ancora una volta porta il marchio del Made in Italy e per di più coinvolge, almeno fino ad ora, quella parte politica che sbandierava ad ogni piè sospinto la superiorità morale. Per arginare il fenomeno a poco servono i sermoni di comodo o le finte indignazioni o ancor di più la vocazione chirurgica di certa magistratura. C’è bisogno di regole giuridiche certe, di freni inibitori e di anticorpi che impediscano la degenerazione. Il nostro è un sistema ipocrita che chiude gli occhi sui meccanismi sostanziali della vita politica. Basta chiedere in giro ad un europarlamentare quanto ha speso per la sua campagna elettorale che si dipana su collegi costituiti da una popolazione di 800000 elettori e si tirano subito le somme. Rispetto a quello che la legge elettorale prevede come tetto massimo di spese che ciascun candidato deve dichiarare, essi in realtà spendono 30 volte in più. Da dove prederanno questi soldi? saranno tutti ricchi di famiglia? Non crediamo affatto! Del resto dopo tangentopoli la politica per pulirsi la coscienza sotto la spinta giustizialista, ben pensò di abolire il finanziamento pubblico dei partiti, errore gravissimo perché adesso sono costretti a mendicare soldi dai privati in cambio di favori che spesso vanno al di là della soglia della legalità e della liceità. Il legislatore nel corso degli anni ha varato delle norme per arginare la corruzione, improntate alla trasparenza, ma sono state solo dei pannicelli caldi. Leggi inutili e per di più recanti nelle norme anche scappatoie di comodo. Si sono create, nel corso degli anni, delle zone franche in cui ognuno fa come gli pare, tanto prima o poi arriveranno le leggi salvataggio. Oggi la discussione è tra manettari e garantisti ed in modo ipocrita si cerca di identificare la morale con il moralismo. Tanti Paesi in Europa si sono dotati di leggi che regolano la vita dei partiti e delle lobby economiche e finanziarie. Ma noi siamo l’Italia!
Andrea Viscardi