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Cronaca di una tragedia annunciata

Il titolo sembra ovvio e scontato, eppure non ho saputo pensare a qualcosa di diverso. La tragedia dell’Emilia Romagna è solo l’ennesima di una lunga serie, annunciate e mai prevenute. Questo articolo è sicuramente la fotocopia di cento, mille articoli di giornale già scritti e riscritti , letti e riletti. E’ un ritornello che si sente ogni qualvolta la natura punisce l’uomo per averla abusata. Il ritornello: la cura quotidiana dei nostri luoghi, con un territorio come quello italiano, e di fronte a mutamenti climatici drammatici e inarrestabili, ma sempre e puntualmente annunciati dai ricercatori e scienziati di tutto il mondo, dovrebbe rappresentare la prima attività del Paese, nonché la sua preoccupazione primaria. Si parla tutti i giorni di di tecnologie avanzate, di digitalizzazione, di innovazione, di interconnessione, di meta verso, ma abbiamo tutti dimenticato o quantomeno non abbiamo più la capacità di saper usare una zappa o una vanga. Le classe politica italiana è affetta da una forma di miopia cronica e latente, che guarda al domani, si fa per dire, ma già il dopodomani diventa un concetto astratto e incomprensibile. La cattiva gestione del territorio, la scarsa prevenzione, il dissesto idrogeologico che in tante zone del nostro Paese continua a farci pagare costi altissimi, non possono essere più valutati e gestiti, come purtroppo ci ostiniamo a fare, senza considerare l’impatto dei fenomeni atmosferici estremi. Non si può più ragionare sul ‘se accadrà’, ma sul ‘quando accadrà’. Si continua a parlare ipocritamente di maltempo quando invece ci troviamo difronte ai prodromi di un’apocalisse sempre più tangibile. Si fa fatica a decifrarla perché si tratta di un processo lungo e come tale si manifesta con più eventi e non con un unico evento catastrofico. Sorrido quando penso che con i fondi del PNRR si pensa a costruire il Ponte sullo Stretto, mentre crollano intorno a noi ponti e strade. Le immagini che ci provengono dalla Romagna dovrebbero far riflettere la classe politica che lancia proclami alla ricerca di un consenso fine a  se stesso, che non guarda al futuro delle nuove generazioni. Di questo passo lasceremo ai giovani un’eredità che faranno fatica ad accettarla e in caso di rinuncia chi se ne occuperà? Gli eventi a cui assistiamo in queste ore, con migliaia di sfollati, case allagate, un intero territorio messo in ginocchio, non sono più delle eccezioni, ma sono ormai una regola. Le nuove tecnologie ci potranno aiutare solo se c’è la volontà politica, diversamente varranno zero. Continuiamo a stanziare soldi per le guerre, ma non li stanziamo per combattere l’idiozia che è in noi. Premetto che non sono un radical chic, al contrario. Il nostro governo che da poco si è insediato sta cercando di fare quel che può, però farebbe bene a parlare meno di Nazione e di Italia, concetti sicuramenti sacri e inviolabili, ma a dedicarsi di più alle emergenze vere. Gli italiani, si sa, sono abituati alle catastrofi da cui si sanno rialzare e riprendere il cammino. Quest’ultimo rigo, beninteso, vale per noi italiani. Non per chi ci governa!

Andrea Viscardi