Bonus psicologo: 400mila richieste e pochi fondi
In Italia, circa il 20% della popolazione in età lavorativa soffre di un disturbo psicologico, in gran parte riconducibile ad ansia o depressione. I numeri per adolescenti e bambini sono ancora più sconcertanti: il 50% dei disturbi di salute mentale si manifestano prima dei 15 anni di età, mentre è possibile ricollegare l’insorgenza di ansia e depressione all’abbandono scolastico. E al 28% di studenti che dichiara di soffrire di un qualche disturbo psicologico, va affiancato l’11,5% dei giovani tra i 18 ed i 25 anni che hanno lasciato gli studi prima di raggiungere il diploma.
La salute mentale di chi forma la società influenza la struttura della società stessa: il bonus psicologo diventa necessario non solo per i cittadini che non possono permettersi un intero percorso psicoterapeutico, ma per lo Stato stesso. Si rivolge a chi abbia ricevuto il via libera, dal proprio medico di base, di beneficiare del sostegno di un terapeuta e assicura un importo massimo di 50euro per ogni seduta (il costo medio si aggira intorno ai 70 euro). Ma se nel 2022 erano state accolte solo 40mila domande su 400mila presentate, a fronte di un investimento pari a 25milioni di euro, con i 10milioni previsti per quest’anno non ci si poteva certo aspettare la copertura di tutte le richieste.
Per ora, ne sono state accettate appena 3325. Secondo alcune indiscrezioni, i fondi sarebbero sufficienti per 16mila richiedenti circa su poco più di 400mila. Ed è paradossale, se si pensa ai motivi per cui così tanti italiani vivono in condizioni di disagio psicologico: la prima, chiaramente, la pandemia ed il senso di “incertezza” che ha instillato in ciascuno di noi; la seconda, la crisi economica che ne è derivata, talmente grave da aver portato centinaia di milioni di persone a cadere in stato di povertà. Senza tenere in considerazione che un disturbo come l’ansia tende a somatizzare in maniera cronica: agire alla radice significherebbe risparmiare su tutta una serie di accertamenti medici a carico dello Stato, che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo”, almeno in teoria.
di Alice Franceschi