Ultimatum di Strasburgo a Turchia per liberazione Kavala
Il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha formalmente notificato alla Turchia la sua intenzione di deferire il caso di Osman Kavala alla Corte europea dei diritti dell’uomo se Ankara non si attiverà per liberare l’attivista turco, ottemperando così alla decisione della Corte di Strasburgo. Il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa che infatti notificato ad Ankara l’intenzione di aprire una procedura d’infrazione se il caso Kavala non sarà risolto entro il 22 febbraio 2022.
Nel dicembre 2019, come si legge nella nota, la Corte europea aveva infatti stabilito che la detenzione di Kavala era avvenuta in assenza di prove sufficienti, rilevando anche che il suo arresto e la custodia cautelare perseguivano un ulteriore scopo, vale a dire, “metterlo a tacere e dissuadere altri attivisti in difesa dei diritti umani”, e che il tempo impiegato dalla Corte costituzionale turca per rivedere la sua denuncia non era stato sufficientemente ‘veloce’. La Corte europea aveva quindi ordinato al governo turco di prendere ogni misura per porre fine alla detenzione di Kamala e per assicurarne l’immediato rilascio. La sentenza è diventata definitiva nel maggio 2020, e a quel punto il caso è passato al Comitato dei ministri perché vigilasse sulla sua esecuzione. In una risoluzione provvisoria adottata ieri, il Comitato ha dunque esortato con forza le autorità turche, da un lato, a garantire l’immediato rilascio dell’attivista e, dall’altro, a garantire la conclusione del procedimento penale a suo carico sulla base delle constatazioni della Corte europea. “Non riuscendo a garantire l’immediato rilascio, il Comitato ritiene che la Turchia si rifiuti di attenersi alla sentenza definitiva della Corte in questo caso. Il Comitato ha quindi notificato alla Turchia la sua intenzione di deferire la questione alla Corte nella riunione del 2 febbraio 2022, chiedendo alla Turchia di presentare il proprio punto di vista entro il 19 gennaio”.