Arcipelago: la metafora di Licata per la libertà
Arcipelago è la metafora che sceglie Licata, fisico teorico, per disegnare la mappa per ritrovare le coordinate di nuove pratiche sociali alla riconquista di spazi e tempi di libertà. Attraverso l’applicazione delle teorie della complessità reinterpreta in termini sistemici la mente, la cultura, il lavoro, la comunicazione e la tecnologia. Non isolotti faticosamente intellegibili ma una nuova configurazione in cui riconosciamo un insieme di isole collegate dal mare, o volendo, la continuità del mare punteggiato da bottoni di terraferma. Con questo approccio arcipelago mostra la possibilità di sfuggire alle previsioni algoritmiche attraverso la riappropriazione del digitale come strumento di liberazione, strumento politico di liberazione.
Il digitale e la risposta sociale al suo avvento e alle sue promesse di libertà hanno radicalmente modificato tutti gli aspetti della vita umana. La deterritorializzazione dei comportamenti collettivi e la disintermediazione delle relazioni sociali ci restituiscono ambienti sociali esplosi e delocalizzati, che non abitiamo ma sui quali piuttosto transitiamo senza mai appartenervi. Il nuovo panorama rappresenta una geografia di conoscenze e identità multiple, di appartenenze plurali, un arcipelago dai confini indefiniti.
“Si è passati dall’entusiasmo delle comunità hacker e degli studiosi che hanno modellato il digitale e le reti su un progetto di comunicazione e libertà allo spettro del controllo totale, dove ogni partecipazione è illusoria, ogni resistenza una forma residuale radicata sul territorio materiale della storia passata”.
Eppure, Arcipelago ci invita a riconoscere vincoli e confini di un frammento di storia in cui “l’epocale migrazione verso la virtualità, nel contesto di una crisi ecosistemica senza precedenti” ridisegnare la mappa di un’intelligenza collettiva in grado di far emergere “nuovi soggetti politici e spazi di enunciazione comune”. Così da rendere praticabile l’utopia.