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Caso Santanchè: pronta la ‘Pitonessa’ a riferire in parlamento per le sue aziende, fatte di bilanci in rosso e lavoratori licenziati senza liquidazione

Daniela Santanché, ministra del Turismo del governo Meloni, tirata in ballo da una inchiesta di Report, la trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci, per la gestione finanziaria della sua azienda (Visibilia, quotata in Borsa) fatta di “bilanci in rosso, lavoratori mandati a casa senza liquidazione e ditte del tanto celebrato Made in Italy messe in difficoltà o addirittura strozzate dal mancato saldo delle forniture” e l’uso della cassa integrazione Covid, richiesta legittimamente da tante imprese, durante la pandemia.

Dopo giorni di polemiche, richieste di riferire in aula (arrivata anche dall’alleata Lega) o addirittura di dimissioni (il sogno dell’opposizione), la ministra Santanché affronta a viso aperto la questione e annuncia di non aver alcun problema a riferire il Parlamento. ‘Sono vent’anni che faccio politica, la vede la mia faccia? Ce l’ho sempre messa, se verrà formalizzata la richiesta che devo andare a riferire in Parlamento sarò fiera e orgogliosa di farlo’.

A chi le chiedeva se tema un rinvio a giudizio, la ministra ha ricordato: ‘Non ho ricevuto un avviso di garanzia, non capisco come si possa parlare di rinvio a giudizio’. Anche la premier Meloni ha invitato la sua ministra a riferire in aula: ‘Io penso che non ci sia nessun problema a riferire in Parlamento. E’ una richiesta legittima del Parlamento, sono contenta che il ministro Santanchè abbia dato la sua disponibilità. L’ho vista tranquilla in queste ore, come sono tranquilla io’.

La ministra Daniela Santanchè ribadisce di non sapere nulla dell’indagine della procura di Milano e di non essere coinvolta, ma a marzo la Guardia di finanza ha sequestrato atti in una società che è ancora di sua proprietà. Di certo però non solo c’è che esiste, eccome, una indagine della procura di Milano che ha chiesto anche una perizia di parte appena consegnata e che denuncia plusvalenze fittizie e bilanci falsati nella galassia delle cinque società di Visibilia; ma anche che è in corso un giudizio civile a Roma per una causa di lavoro che farebbe emergere altre anomalie nella gestione di una società della galassia che fino al 2022 è stata di Daniela Santanché e avere tra i suoi amministratori il compagno Dimitri Kunz. Una causa che tira in ballo il gruppo di Fratelli d’Italia al Senato e dove compare anche il nome del presidente del Senato Ignazio La Russa. Figlia di  Ottavio Garnero, titolare di un’agenzia di spedizioni:  ‘Mio padre era l’ottavo figlio di contadini. E mi ha insegnato due cose: se non fai male non avere paura, se non rubi non devi nascondere. A 13 anni pulivo i bagni dei camionisti nell’azienda di trasporti di mio padre, è stato il mio modo per ripagare il prestito che mi aveva fatto per passare l’estate in Inghilterra. Lui pensava che alla sola idea di lavare i cessi avrei rinunciato. Ho preso lo spazzolone e gli ho restituito fino all’ultima lira’. Fresca di laurea in scienze politiche a Torino, come assistente di Ignazio La Russa in quota An, dopo un quasi settennato da deputata tra i Fini boys (& girls, dal 2001 al 2008), lo molla a fine 2007 e si candida a premier in proprio con la lista La Destra-Fiamma Tricolore in duo con Francesco Storace. Niente da fare per Palazzo Chigi, poi rompe di netto anche con lui. Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega all’attuazione del programma del governo Berlusconi IV (2010-2011), rieletta in Parlamento nel 2013 con Il Popolo della Libertà (secondo il sito Openpolis, l’onorevole Santanché si piazzò al 623º posto su 630 nella classifica per l’indice di produttività, ma non v’è certezza statistica) trasmigra di slancio in Forza Italia, dove resta fino al dicembre 2017, quando passa a Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni, dove ancora felicemente sta, non più di lotta ma di governo, a capo di un dicastero di prima scelta, il Turismo. Incarico che l’ha indotta, per sventare un conflitto di interessi che le rinfacciavano, a vendere le quote del Twiga, esclusivo stabilimento balneare che divideva col socio Briatore (che le ha acquistate). In parallelo all’impegno politico, sin dagli inizi si snoda infatti la carriera della Santanché imprenditrice. Già nel 1983 Daniela aveva fondato una propria società di marketing, seguita, nel 1990, dalla Dani Comunicazione, pubbliche relazioni ed eventi, con cui diventa socia dell’amico Flavio Briatore nel Billionaire. Nel 2007 crea la Visibilia Srl, quotata in Borsa, concessionaria per la raccolta di pubblicità sui alcuni quotidiani, poi fallita e ora sotto i riflettori per bilanci ritenuti inattendibili e presunte plusvalenze nel mirino dei pm di Milano. Uno dei suoi comandamenti di vita lo spiegò così: ‘Non mi piace buttare via i soldi. Se voglio la Kelly di Hermès me la prendo, perché dura per sempre. Ma se devo comprare la lavatrice nuova passo la notte on line a cercare l’offerta migliore’ Resiste negli anni e non a caso il soprannome apocrifo di Pitonessa: ‘Fu una trovata di Giuliano Ferrara, ma non intendeva la moglie del pitone bensì la Pizia, la sacerdotessa che, nel mondo greco, pronunciava gli oracoli in nome di Apollo’.  Il primo marito Paolo, noto chirurgo plastico svela: ‘Io e Daniela ci siamo conosciuti quando lei aveva 21 anni. Venne da me per rifarsi il naso’. Daniela ne ha conservato  il cognome. La vicenda della causa di lavoro, riportata dal Fatto quotidiano, riguarda un ex dirigente di Visibilia messo in cassa integrazione a zero ore durante l’epoca Covid con i fondi dello Stato stanziati dal governo Conte.  Con la Cassa integrazione a zero ore lo Stato si impegna a pagare la quasi totalità dello stipendio di un lavoratore, a patto però che l’attività del dipendente venga sospesa. Invece il dirigente avrebbe continuato a lavorare per Visibilia. Il Fatto quotidiano in diversi articoli (mai smentiti dagli interessanti formalmente), avrebbe lavorato anche con fatture pagate dal gruppo di Fratelli d’Italia al Senato e sarebbe stato ‘assegnato’ all’allora senatore Ignazio La Russa. La causa è ancora in corso a Roma, ma secondo quanto ricostruito anche da Report ci sarebbero altri casi di dipendenti messi in cassa integrazione dalle aziende Visibilia di Santanché e che avrebbero continuato a lavorare. Dallo staff di La Russa fanno sapere a Repubblica che ‘nessun dipendente ha mai lavorato avendo problemi di incompatibilità con la cassa integrazione’. Il nome di La Russa in passato è stato accostato a Visibilia: compare come firmatario in una diffida legale inviata al quotidiano online Milanotoday per conto di Visibilia e in una seconda diffida per conto del fondo con sede a Dubai. Il fondo Negma, che ha avviato un prestito obbligazionario per immettere liquidità in Visibilia, per tre milioni di euro, e nella Ki group, altra azienda di Santanché che ha ridotto le attività e licenziato quasi tutti i dipendenti. Ma il principale filone giudiziario è aperto a Milano ed è difficile che Santanché non lo sappia. Come si legge nella relazione di parte chiesta dalla procura, e raccontata da Repubblica, nel marzo scorso la Guardia di finanza è entrata negli uffici di Visibilia srl per recuperare bilanci e altri documenti. Inoltre ci sono verbali di consegna di documentazione cartacea ai periti della procura, su mandato per fascicolo di indagine aperto il 2 novembre, dell’11 novembre 2022, del 23 novembre 2022 e del 16 dicembre 2022. E alcune società Visibilia hanno consegnato alla procura anche memorie difensive. Come faceva la ministra a non sapere nulla dell’indagine visto che risulta anche proprietaria al 90 per cento della società Visibilia srl in liquidazione? E come fa a non sapere, quando a fine novembre una società della galassia, Visibilia editore, per la quale la procura aveva presentato istanza di fallimento, si salva dopo una immissione di liquidità che arrivata da Visibilia concessionaria? Si legge nella perizia della procura: ‘Visibilia Concessionaria srl risulta essere amministrata da un amministratore unico nella figura della signora Daniela Garnero Santanchè fino al 22 novembre 2022’.

Matteo Salvini spinge i dirigenti più fedeli a colpire Daniela Santanchè per creare le condizioni per accelerare un esito – quello delle dimissioni della ministra – che nelle confidenze con i dirigenti più vicini considera inevitabile. Uno scalpo che servirebbe a indebolire innanzitutto la leader. Ma anche a colpire chi, in stretto raccordo con il presidente del Senato Ignazio La Russa, ha il controllo politico di Fratelli d’Italia in Lombardia e domina la coalizione di centrodestra nella regione (alle ultime politiche, FdI ha toccato quota 27,6%, il Carroccio si è fermato al 13,9%). Salvini ha daro mandato a Riccardo Molinari di aprire le ostilità. Poi è arrivato il secondo affondo, ad opera del capogruppo al Senato Massimiliano Romeo. Che ha certificato la richiesta di un dibattito parlamentare. E ha sostenuto quanto domandato dalle opposizioni. I contorni del progetto salviniano sono chiari alla presidente del Consiglio. Per l’intero venerdì, Meloni si tiene lontana da palazzo Chigi, ma ai vertici del governo si respira un’aria elettrica: tutti considerano scontate altre novità in arrivo su Santanchè. La premier le ha concesso una fiducia a tempo, ma chiederà le dimissioni in caso di nuove e sgradevoli rivelazioni. E infatti per un giorno intero neanche un dirigente di Fratelli d’Italia si espone per difendere pubblicamente Santanché, sottoposta intanto al bombardamento della Lega e delle opposizioni. Non parla nessun ministro e nessun big del partito, fino all’intervento di Foti.  La crepa tra Meloni e Salvini si è aperta dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi,  ed è forse la principale ragione per cui il leghista ha avviato l’offensiva politica contro la premier. La saldatura tra la leader e quel che resta di Forza Italia sembra scontata, soprattutto se si tiene a mente che alla fine il progetto europeo di Meloni potrebbe ridursi all’ingresso di FdI in una maggioranza Ursula, in cui siedono a pieno titolo anche i socialisti. Se così fosse, il Carroccio sarebbe escluso a Bruxelles e marginalizzato a Roma. Salvini non intende però consegnarsi all’irrilevanza. La premier ritiene che a settembre gli assalti di Salvini aumenteranno di intensità. Anche per questo  litigando furiosamente sul Mes e su altri dossier, la presidente del Consiglio ha provocato l’alleato minacciando di poter ‘tornare in qualsiasi momento al voto’.

Alla fine Giorgia Meloni decide di rompere la consegna del silenzio che si era data sul caso Santanchè. Troppo alto il rischio di nuovi sviluppi delle inchieste, giudiziarie e giornalistiche, che in assenza di una reazione potrebbero mettere ancor più in difficoltà la presidente del Consiglio. È necessario uscire dall’angolo per allontanare ogni ombra da sé e dal suo partito, anche a costo di sbrecciare il muro eretto da Fratelli d’Italia a salvaguardia della ministra, che fa buon viso a cattivo gioco. ‘Io penso che non ci sia nessun problema a riferire. È una richiesta legittima del Parlamento, sono contenta che il ministro Santanchè abbia dato la sua disponibilità. L’ho vista tranquilla in queste ore, come sono tranquilla io’. E’ chiaro che non è una difesa a spada tratta della senatrice milanese…