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Briatore e la sua “crazy” pizza: stoccata ai pizzaioli napoletani

Flavio Briatore ha riacceso la polemica sulla pizza, mandando una “frecciatina” ai pizzaioli napoletani. L’imprenditore ha rilasciato un’intervista sul “caso Santanché” ma, tra i tanti temi toccati, c’è stato anche spazio per commentare la polemica sulla pizza proposta nei suoi locali Crazy Pizza.

Cosa ha detto Flavio Briatore sulla pizza

Nel corso dell’intervista concessa al ‘Corriere della Sera’, Flavio Briatore ha parlato dei suoi locali Crazy Pizza, dicendo: “Vanno benissimo e aumentano. Ormai siamo a 8 e cresceremo ancora. Nell’ultimo anno, abbiamo aperto a Roma, Milano e con licenziatari in Qatar, Arabia Saudita, Kuwait…”.

A quel punto, l’intervistatrice ha sottolineato: “I napoletani si erano ribellati, dicevano che la sua non era pizza”. L’imprenditore ha prontamente risposto: “Noi non vendiamo pizza, ma un’esperienza: assisti a uno show, fai serata. I risultati dicono che quelli che volevano insegnarmi a fare la pizza hanno chiuso magari due pizzerie, mentre il Crazy Pizza di Porto Cervo ha 40 persone in fila fuori”.

Le dichiarazioni di Flavio Briatore sul Twiga

Sul Twiga, Flavio Briatore ha precisato: “Da noi vengono politici di destra, di sinistra, di centro e non è che dal colore del partito hanno un trattamento migliore o peggiore. Magari chiamano, fai la gentilezza di prenotare per loro, ma pagano tutti. Se invito qualcuno, poi, pago io. Ho lo sconto del 15%, ma lascio sempre il 15% di mancia”.

Alla domanda “Quanto costa una giornata al Twiga?“, Briatore ha risposto: “La tenda credo 500 euro, ma ci stanno 6 persone”.

Durante l’intervista, la giornalista ha sottolineato che la Majestas, che detiene Twiga, Crazy Pizza, Billionaire, ha fatturato 80 milioni ed è in crescita. Poi ha chiesto a Briatore: “Come ha fatto?”.

La sua risposta: “Ottanta, di cui 17 di utili e con la previsione di 100 milioni di ricavi nel 2023. Siamo cresciuti perché abbiamo locali e ristoranti in posti come Dubai, Doha, Montecarlo, dove la pandemia si sentiva meno. Il 70% del nostro fatturato è all’estero. Abbiamo 1.100 dipendenti, contiamo di arrivare a 1.400 e l’indice di fedeltà delle risorse umane è dell’85%: significa che il personale sta bene e non va altrove”.

Fare impresa in Italia: il pensiero di Flavio Briatore

In un video, Flavio Briatore ha spiegato cosa significa fare impresa in Italia: “Perché l’Italia continua a essere forte? Perché c’è un tessuto industriale e imprenditoriale incredibile, al nord, al centro e al sud. Queste imprese sono tutte più o meno in difficoltà perché il governo non le aiuta fiscalmente. Se un’azienda familiare funziona, i figli possono pensare di seguire le orme del padre. Questo, logicamente dopo aver fatto la maturità, non è che non debbano andare a scuola. Ho detto questo e cioè che tanti lavori nel mondo della piccola impresa e dell’artigianato stanno sparendo perché lo Stato non li aiuta. Solo creando posti di lavoro si abbatte la povertà”.

L’imprenditore ha poi precisato sul figlio, che oggi ha 12 anni: “Indipendentemente dalla sua posizione sociale, se verrà a lavorare da me dopo il liceo mio figlio comincerà facendo il cameriere, non il padrone. Dopo 5, 6 o 7 anni, se andrà bene, potrà anche fare il padrone”.