Turismo: rabbia per il Colosseo
Continuano ad apparire scritte clandestine sui muri del Colosseo e la rabbia contro il turismo incosciente cresce sempre di più. Il video del turista inglese (intento ad incidere il suo nome e quello della sua ragazza, sui mattoni, con delle chiavi) ora naviga il web in coppia con un secondo video, quello della diciassettenne austriaca colta in flagrante con un sasso in mano. A girare il video per la denuncia è stato David Battaglino dell’agenzia ‘City Walkers’, il quale conferma ciò che tutti forse sapevamo, ma abbiamo sempre sperato fosse soltanto un presentimento. “Ne ho visti a decine, c’è anche chi stacca parti del muro” racconta Battaglino, contento di essere riuscito, per la prima volta, ad immortalare l’atto vandalico.
Il ministro Sangiuliano e il sindaco Gualtieri hanno espresso il desiderio di “vederli condannati secondo le nostre leggi” che, in questi casi, prevedono multe fino ai 15mila euro e fino a 5 anni di reclusione in carcere. Nessuno dei due si è reso conto della gravità e scorrettezza delle loro azioni, neanche se messi davanti alle conseguenze: i genitori della ragazza non hanno interpretato quel gesto come una mancanza di rispetto e, anzi, si sono spesi in difesa della figlia, che dopotutto “è solo una ragazzina e non stava facendo niente di male”.
La nostra rabbia viene, quindi, vista come esagerata. Eppure, in un video girato dall’UNESCO nell’ambito di una campagna per la tutela del patrimonio artistico nelle zone in guerra, veniva chiesto ai rappresentati di alcuni Paesi, in tutto il mondo, come si sarebbero sentiti se il loro sito monumentale preferito, o quello che rappresentava al meglio la loro cultura, fosse stato, in qualche modo, danneggiato. Le risposte sono state molto chiare: feriti, tristi, negati di una parte importante della loro identità.
Per l’antropologo James Clifford, infatti, il patrimonio artistico e culturale è una componente fondamentale per costruire rapporti internazionali basati sul dialogo e il reciproco rispetto. Nel momento in cui viene danneggiato, ‘l’altro’ diventa un nemico con cui non instaurare alcun tipo di legame. Tutelare il patrimonio altrui significa anche e soprattutto mantenere integro il proprio, migliorarlo ed ampliarne gli orizzonti, fare affidamento su un tipo di connessione che i social media non potranno mai conoscere.
I due vandali, gli ultimi di una lunga lista di nomi sconosciuti, rischiano due anni di reclusione ed una multa salatissima a carico. Nel caso in cui, effettivamente, finissero in carcere, chiediamo loro di porsi la stessa domanda del video sopracitato: due anni di riflessione dovrebbero bastare per comprendere le nostre ragioni.
di Alice Franceschi