Torna l’incubo della Shoah
A molti manifestanti che in questi giorni riempiono le piazze in tutto il mondo, poco interessa della pace e della giustizia, anzi le vorrebbero usare per spingere il mondo indietro nel tempo, negli anni più bui del Novecento. Gli Stati Uniti e l’Europa cercano di scongiurare un eventuale allargamento del conflitto Israelo-palestinese a tutto il medio oriente, gli antisemiti, al contrario puntano ad allargarlo. E non è assolutamente prudente dare a questi ultimi qualsiasi copertura e/o alibi. Gli slogan che sentiamo hanno del sadismo misto a crudeltà. Si inneggia ad Hamas e alle sue teorie finalizzate all’annientamento degli ebrei. Il dato politico che se ne deduce viene stabilito da chi punta a distruggere Israele in solidarietà con Hamas. La leadership la detengono loro, tutti gli altri sono semplici comparse di una storia complessa e dolorosa. A Roma si calpestano le pietre di inciampo, poste dinanzi alle case dei deportati. In Francia e Belgio si spara . A Parigi si segnano con la Stella di Davide case e negozi dei cittadini di fede ebraiche. All’ombra della bandiera palestinese arde il desiderio di dare una sonora lezione ad Israele, non al governo Netanyau, ma ai cittadini, agli ebrei. In Italia il dibattito tra le forze politiche e’ incentrato sul fatto che le armi non saranno la soluzione al conflitto, ma occorre un obiettivo politico che si concretizzerebbe con la creazione di due Stati: quello d’Israele che già esiste e quello palestinese. Ma questo per quanto scontato, non basta. Un obiettivo politico fatto di umanità, di civiltà, di pacifica convivenza tra i due popoli, necessariamente e in modo assoluto si deve contrapporre all’obiettivo che punta alla distruzione di Israele e che Hamas intende ad ogni costo perseguire unitamente ai suoi sostenitori iraniani e non solo. In Italia per sfuggire alla verità si rifugiano dietro alla complessità e alla drammaticità della situazione storica e politica. E’ vero. Sono tanti gli errori che nel corso dei decenni sono stati commessi dagli israeliani e dai palestinesi, ma è vero anche che ci sono un paio di punti per nulla complessi ma essenziali per perseguire un traguardo politico. Il primo e’ l’onestà intellettuale e morale, necessario quando ci si trova dinanzi ad una guerra e se ne chiede la pace. C’è un aggressore e un aggredito. Il Governo israeliano credeva , sbagliando, che Hamas avesse rinunciato alla violenza e al terrore, ma sbagliava tragicamente. Aveva addirittura abbassato lo stato di allerta. Adesso, invece, come come ogni Stato che viene illegittimamente attaccato, ha il dovere di difendere i propri cittadini, cercando di non fare vittime tra i civili. La verità fattuale a cui bisogna necessariamente attenersi e’che la responsabilità dei morti e’ di chi la guerra l’ha scatenata. Questo vale sia per i morti israeliani che per quelli palestinesi. E’ chiaro anche che il governo israeliano deve ad ogni costo evitare di trasformare la legittima difesa in eccidio e crimini di guerra. Israele ha compiuto tragici errori come quelli di aver permesso insediamenti indiscriminati in Cisgiordania, ma alla fine è una democrazia che da decenni e’ costretta a difendersi da continui attacchi e se non avesse avuto un esercito potente non esisterebbe da un bel po’ è il suo popolo, gli ebrei, avrebbero ripreso ad errare senza una meta. E’ triste vedere migliaia di giovani manifestare e che non si sono mai soffermati sulle questioni che abbiamo sollevate e che non si pongono domande su ciò che lega la crudeltà dei terroristi alle leggi di gran parte degli Stati islamici, dove le donne vengono schiavizzate, torturate, in nome di Allah. Alla fine si arriverà alla soluzione politica del dramma di questi giorni, quando la sicurezza di Israele sarà ristabilita e Netanyahu sarà cacciato. Ma i manifestanti dovranno stare attenti a non coprire involontariamente terroristi e antisemiti perché il seme del razzismo è pronto sempre a dare i suoi frutti, in ogni stagione .