Giorgia Meloni, tra green pass e test salivari
Giorgia Meloni torna ad attaccare il green pass. «Il governo è in grado di dare risposte sensate di fronte a queste contraddizioni? Io resto dell’idea che il green pass sia una misura politica e ipocrita, non utile ad evitare i contagi. Perché continuate a raccontare bugie ai cittadini?». La leader di FdI con un post su Facebook fa emergere tutte le contraddizioni della misura del governo.
Mette a confronto alcuni casi in cui il green pass è obbligatorio con altri in cui si può fare senza. E così per andare su un treno interregionale è necessario il Gp mentre per salire un treno regionale no. Sì al green pass per il parco divertimento, no su bus e metropolitane. Sì per il ristorante al chiuso, non è necessario al cameriere che serve al tavolo. Poi ancora. Serve per le aule d’università, non è richiesto in aula in Parlamento. «Non sembra assurdo anche a voi?», conclude Giorgia Meloni.
L’attenzione si concentra sull’uso dei test salivari per la scuola, che li adotterà sebbene per ora solo per gli istituti “sentinella”. Lo stesso ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, si è espresso a favore di una loro estensione, accogliendo una proposta di FdI. Dunque, lo strumento ha una sua efficacia riconosciuta. Semmai alcuni esperti manifestano dubbi sull’uso fai da te. «Secondo me dovrebbero essere fatti da un operatore sanitario, perché sulla lettura del test da parte di un genitore nutro diversi dubbi e qualcuno che non fa le cose per bene potrebbe esserci», ha detto il direttore del reparto di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, caldeggiandoli in particolare per gli under 12.
Per Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, invece, «sono facili da usare anche per i genitori» e «possono essere un buon sistema di monitoraggio di massa». Ma, ha avvertito, «la mascherina va tenuta». Secondo Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, «sotto una supervisione hanno dato buoni risultati ma c’è tutta una procedura da rispettare», quindi meglio avere cautela nel pensare di farli a casa. L’immunologo clinico e allergologo Mauro Minelli ha liquidato invece la possibilità di farli a casa con una battuta: «Adesso possiamo completare l’album dei rimedi “fai da te” anti-Covid», rivendicando la necessità di un controllo scientifico sulle misure per il monitoraggio