Tesla, si ai Bitcoin se prodotti con energia rinnovabile
La valuta risale dopo le dichiarazioni di Elon Musk al The B Word
Ogni volta che Elon Musk parla il mondo delle criptovalute traballa. Per loro fortuna oggi l’eccentrico miliardario è tornato ad essere un criptoentusiasta.
È questa la vera notizia che emerge dal “The B Word”, conferenza sul futuro delle criptovalute e il loro ruolo nelle istituzioni come strumento di empowerment economico, organizzata da Jack Dorsey (fondatore di Twitter) e Cathie Wood (CEO di ArkInvest, importante investitore istituzionale del settore Crypto), che si è svolta online il 21 luglio.
L’8 febbraio il fondatore di Tesla aveva annunciato un investimento pari a 1,5 miliardi nella più famosa criptovaluta, provocando una considerevole impennata di quotazioni. Appena un mese dopo, a marzo, il dietrofront: niente più Bitcoin come metodo di pagamento per le sue automobili, risultato in un drastico crollo delle azioni e del valore della moneta. Il motivo del cambio d’opinione repentino risiede nella sua rinomata etica ambientalista: la produzione, il monitoraggio e l’efficientamento dei Bitcoin si servivano di macchinari energivori ad alto impatto ambientale. Ciò che preoccupava Musk in particolare era la cosiddetta carbon footprint delle criptovalute, ovvero quel parametro, istituito e regolamentato dal protocollo di Kyoto, che meglio di qualunque altra variabile permette di determinare gli impatti ambientali che le attività di origine antropica hanno sul climate change e quindi sul surriscaldamento del pianeta.
Per fargli abbandonare lo schieramento degli scettici, Dorsey e Wood, zelanti sostenitori della cryptoeconomy, si sono appellati ai nuovi dati in arrivo dall’Università di Cambridge sulle possibilità green delle crypto dopo il bando dei miners dalla Cina. Questa espulsione ha infatti comportato una virata nella ricerca energetica verso fonti rinnovabili.
Bitcoin e Dogecoin, altra criptovaluta in veloce ascesa, sembrano aver capito la lezione e pronosticano di arrivare presto ad utilizzare fonti rinnovabili di energia per almeno il 50% del mining, ovvero della produzione. Un risultato che accontenta Musk: d’altronde era proprio questo il veto che aveva posto a marzo, dopo aver chiuso ai Bitcoin. Un ennesimo cambio di schieramento che lo riporta nelle fila degli entusiasti e si porta dietro una considerevole impennata di quotazione.
Persino il Fear and Greed Index, indicatore tra i più popolari tra i traders che misura e valuta diverse fonti sul sentiment intorno alle maggiori criptovalute, che si attestava da mesi su valori di “estrema paura”, sembra ora poter cambiare rotta.
Tutto grazie al The B word (gioco di parole tutto anglosassone, che potremmo tradurre con “parolaccia” se usato in un contesto colloquiale ma che qui indica il Bitcoin), il cui scopo ultimo era quello di demistificare la narrazione tradizionale delle crypto tramite un’informazione più puntuale ed esaustiva e riaccendere la fiducia nei nuovi modelli monetari.
Lo stesso Elon Musk afferma, durante il dibattito, che è importante avere una informazione economica quanto più esaustiva e i Bitcoin in qualche modo, data la loro trasparenza di funzionamento, perseguono anche questo scopo. Conclude ammettendo che nonostante non sia un investitore – possiede solo azioni delle sue stesse Compagnie – ha investito in Bitcoin e presto comprerà azioni di Dogecoin. Sarà il momento di investire?