Giustizia: linea dura dei 5 Stelle, poi si trova la quadra
Stretta finale del premier Mario Draghi per chiudere la riforma della giustizia. Il tema approda sul tavolo del Consiglio dei ministri, con gli esponenti M5s che, dopo una riunione fiume con il leader in pectore Conte, potrebbero scegliere l’astensione, perchè non convinti della bozza definitiva.
Il Movimento “non transige sulla mafia”, fanno sapere alcune fonti. “I processi che riguardano i reati del 416 bis.1 che agevolano l’attività delle associazioni di tipo mafioso o si avvalgono dell’appartenenza alla mafia oltre al concorso esterno non possono concludersi con un nulla di fatto”.
Il Consiglio dei ministri è stato sospeso mentre non si è chiusa la trattativa sulla riforma Cartabia.
Tempi più lunghi per l’improcedibilità dei reati di mafia, terrorismo, violenza sessuale, droga. E una norma transitoria fino a tutto il 2024 per l’entrata a regime della nuova prescrizione. E’ la mediazione sulla quale si esprimerà il Consiglio dei ministri, per poi portare il testo in Parlamento per l’approvazione. Tra le modifiche concordate ci sarebbero anche, spiegano diverse fonti di governo, i reati del 416 bis.1. In ogni caso, sottolineano fonti qualificate, sul testo approvato dal Cdm non ci saranno ulteriori spazi di mediazione
Il termine di improcedibilità in Appello può salire da 2 a 3 anni e in Cassazione da 1 anno a 18 mesi per i giudizi “particolarmente complessi”. Ma ulteriori proroghe della stessa durata “possono essere disposte” per i delitti di terrorismo o eversione, per associazioni di tipo mafioso (art.416 bis), per scambio elettorale politico-mafioso (art.416 ter), per violenza sessuale, per le associazioni per spaccio di stupefacenti. Lo prevede la bozza di modifica al testo sulla prescrizione. Per impugnazioni entro il 31/12/2024 l’improcedibilità scatta dopo 3 anni in appello e 18 mesi in Cassazione (norma transitoria).
Un nodo da sciogliere riguarda la griglia dell’improcedibilità per cui i 5 Stelle chiedono che rientrino i processi che riguardano i reati del 416 bis.1, “e nella bozza di accordo – spiegano le stesse fonti – questi reati sono rimasti fuori. Così non ci stiamo”. Anche nel testo “rivisto” della riforma Cartabia non sarebbero inclusi i reati commessi ‘per agevolare le associazioni mafiose’ (i 416 bis.1) da qui, anche l’ipotesi di astensione dei ministri 5 Stelle.
La linea pentastellata chiede che i reati che riguardano i reati riconducibili al 416 bis.1 debbano restare fuori dalla griglia dell’improcedibilità: nessun timing né in appello né in Cassazione. L’assenza nella bozza di proposta avanzata in queste ore dal governo avrebbe quindi spinto Conte e i ministri 5 Stelle alla linea dura: “si inseriscano nel testo o per noi l’intesa sulla riforma Cartabia non c’è”, è il commento riferito dalle agenzie. E ancora: “I processi che riguardano i reati del 416 bis.1, che agevolano l’attività delle associazioni di tipo mafioso o si avvalgono dell’appartenenza alla mafia oltre al concorso esterno, non possono concludersi con un nulla di fatto. Cioè sulla mafia non si transige”.
Oggi il testo della Cartabia dovrebbe arrivare nell’Aula della Camera per la discussione. “La Lega è fedele al testo approvato dal Consiglio dei Ministri e leale agli accordi presi”, rilancia la senatrice Giulia Bongiorno, mentre la Lega in una nota fa sapere di essere “molto preoccupata per le perdite di tempo causate dai capricci di Conte e Grillo”. Però prosegue la trattativa tra Draghi e il M5s per alcuni ritocchi. “È chiaro che una prospettiva di fiducia alla riforma senza alcune modifiche sarebbe per noi difficile”, dice Conte in un incontro con i deputati del M5s. In realtà la mediazione sarebbe in dirittura d’arrivo. Fonti grilline confermano i passi in avanti sul no all’improcedibilità per i reati di mafia e terrorismo. I più ottimisti ipotizzano che i pentastellati possano perdere non più di cinque parlamentari, che voterebbero no alla fiducia anche contro le direttive del gruppo. Conte, per il momento, vuole evitare lo strappo, anche se non esclude ancora di voler ricorrere a una consultazione on line.
Dopo le tensioni andate avanti per ore, il governo trova la quadra e raggiunge l’intesa sulla riforma della giustizia. Alla fine il Movimento 5 Stelle ha accettato la proposta di mediazione sul processo penale che prevede ora un regime speciale per tutti i reati di mafia.
Ma la partita con il M5S è tutt’altro che chiusa: tra le fila del Movimento ci sarebbe chi spera che la riforma Cartabia possa slittare a settembre, come sembrano destinate a fare la riforma del fisco e della concorrenza. In campo è sceso anche Giuseppe Conte: l’avvocato si è riunito in call con i ministri 5S e i capigruppo grillini di Camera e Senato per visionare e valutare la proposta del governo.
Ma il provvedimento quando arriverà in Aula? Al momento è una vera e propria incognita. Tra le ipotesi prese in esame dalla conferenza dei capigruppo della Camera figura anche lo slittamento dell’approdo della riforma del processo penale a domenica pomeriggio, anziché nella giornata di oggi. È quanto viene riferito al termine della riunione, riaggiornata tra due ore in attesa dell’esito del Cdm e del confronto in atto tra governo e forze politiche sulle modifiche da apportare al ddl penale.
Francesco Lollobrigida, presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, ha fatto sapere che in conferenza dei capigruppo il Movimento 5 stelle “ha chiesto il rinvio dell’approdo in Aula della riforma penale alla prossima settimana”, mentre tutti gli altri gruppi di maggioranza “hanno chiesto che inizi la discussione generale sul ddl penale”.
Sarebbero mafia, droga, terrorismo e violenza sessuale i reati per i quali si prevedono delle “proroghe” alla durata del processo di Appello e Cassazione, rispetto alle nuove norme sulla improcedibilità su cui punta il ministero della Giustizia. Una delle ipotesi sul tavolo, apprende l’Agi, sarebbe quella di prevedere un tempo maggiore per i successivi gradi di giudizio in presenza di procedimenti complessi relativi ai reati sopracitati.
In sostanza si lascerebbe flessibilità al giudice così da poter reiterare – dietro motivazioni – la richiesta di avere “più tempo” per gli altri gradi di giudizio, in modo da derogare rispetto alle norme sull’improcedibilità. La deroga alla durata dei giudizi di impugnazione, che bloccherebbe l’improcedibilità, sarebbe prevista nei casi in cui il “giudizio di impugnazione è particolarmente complesso, in ragione del numero delle parti o delle imputazioni o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare”.